Forlorn Path «Man's Last Portrait» [2013]

Forlorn Path «Man's Last Portrait» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
21.06.2013

 

Visualizzazioni:
831

 

Band:
Forlorn Path
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Titolo:
Man's Last Portrait

 

Nazione:
U.s.a.

 

Formazione:
Dave Imbriaco :: Vocals, Bass
Ivan Chernikov :: Guitars
Yuriy Garnaev :: Guitars
James Applegate :: Session Drums

 

Genere:
Melodic / Symphonic Black Metal / Doom

 

Durata:
1h 3' 16"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
12.02.2013

 

Etichetta:
Autoproduzione

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
Future PR
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Recensione

Il full length di debutto degli americani dal New Jersey Forlorn Path esce autoprodotto e gratuitamente scaricabile dal loro sito bandcamp, e consiste in 8 tracce + intro + intermezzo di un gradevole esempio di black metal melodico abbastanza personalizzato, contaminato in parte da certo death melodico e più spesso da un buon uso del doom, e caratterizzato dal non prediligere quasi mai attacchi diretti e cattivi quanto un approccio basato sui mid tempos, e da un gusto melodico fresco e vincente, per poco più di un’ora di musica.
Francamente c’erano tutti i presupposti per pensare di avere tra le mani un altro disco black metal che segue la corrente americana, ovvero sperimentatore ma troppo diluito in lungaggini e incapace alla lunga di essere solo un’altra “wolves in the throne room – wannabe” band, ma per i FP fortunatamente non è andata così: il loro album è molto più polidirezionale, eterogeneo e dotato di un songwriting più ricco, che nella opener “Empire of decadence” si manifesta con alcune sempre ben accette parti avantgarde mischiate ad altre con un feeling nettamente più solenne, ma che non inficiano l’atmosfera livida e ostile del brano, evidente in certi riffs a metà canzone. Altre volte i FP giocano la carta del romanticismo, come in “Masquerade”, che fa avvicinare questa band addirittura ai Cradle of Filth di inizio carriera o nell’ombrosa ed elegante “Words only the wind can speak”, per non parlare della lenta e melodica title track o della più tipicamente black metal (ma non fuori contesto) “Relics”. Si tratta di un disco che, a differenza di altri gruppi colleghi e connazionali, gioca la carta dell’introspezione ma riesce anche scaricare bene la potenza a terra e a dare dei feelings che non siano troppo tirati per le lunghe o annacquati, e che tra l’altro riesce ad avere il mirabile pregio di avere diverse influenze di songwriting, tutte perfettamente amalgamate tra di loro, senza spigolosità.
Poco da dire: si tratta di un album riuscito, magari un po’ troppo lungo e con la parte centrale leggermente meno riuscita, ma questa più che una critica è una mia preferenza, che qui non intacca il voto. Se siete appassionati di black metal melodico o di gruppi tipo Wolves in the Throne Room e cercate un gruppo che si muova su quei binari ma senza essere un plagio spudorato, questo disco fa per voi.

Track by Track
  1. The coming of winter 65
  2. Empire of decadence 85
  3. Words only wind can speak 85
  4. Masquerade 80
  5. A moment of silence 65
  6. As hope fades 70
  7. Ghosts 70
  8. Man’s last portrait 80
  9. What lies beyond 70
  10. Relics 80
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 85
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
76

 

Recensione di Snarl pubblicata il 21.06.2013. Articolo letto 831 volte.

 

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