The Blue Project «Adrift» [2013]
Recensione
Ascoltare questo inquietante e leggiadro “Adrift” è stata un’esperienza molto strana. Mi sono sentito un po’ come quando ho affrontato per la prima volta “Storm Corrosion” con la differenza che l’intenzione dei due dischi è molto diversa pur avendo minuscoli punti in comune.
Ora andiamo indietro nel tempo più o meno di una quindicina d’anni. La cantante e artista Maria Cristina Anzola si trova all’interno dei The Bel Am, una delle realtà più sottovalutate dell’underground italiano poi avviene un silenzio stampa durato molto a lungo. Torniamo al presente: nasce questo progetto blu che vede Maria Cristina con la collaborazione del musicista Davide Borghi (Albireon, Ekra): il risultato è qualcosa di non semplice all’impatto e che necessita svariati ascolti anche solo per entrare nelle surreali ed oniriche atmosfere delle quali “Adrift” sembra proprio esser pregno.
Apparentemente si tratta di soundscapes con voci femmili incollate sopra. Questa sarebbe l’analisi di un ascoltatore non attento e inadeguato a dischi come questi per cui non cascateci ma cercate invece di entrare nel gioco, di lasciarvi guidare dai suadenti vocalismi di Maria Cristina e dai continui esperimenti a cavallo tra il noise, l’ambient e la musica elettronica, generi nei quali Davide Borghi sembra trovarsi continuamente ispirato.
Le composizioni sono anche piuttosto brevi, molte hanno una durata di un paio di minuti appena ed il compito di chiudere in bellezza il tutto è lasciato alla chiusura di “The Glass Child”, probabilmente la traccia più magica del lotto. Nel resto dei brani possiamo notare un minimalismo molto apprezzabile sul cui si innestano dei giochi di voce, sensualità, malinconia, oscurità e sensazioni anche molto discordanti tra loro. Il lavoro dei due artisti è degno di nota dall’inizio alla fine del disco e non si può certo parlare di assenza di creatività ma solo di un disco che esige molti ascolti per essere compreso e di certo stuzzica non poco e suona un po’ come una sfida.
Non starò qui a smontarvi brano per brano tutto questo “Adrift”, un disco elegantissimo e raffinato che consiglio ad orecchie curiose ma sostanzialmente un po’ più addette ai lavori di altre, pena la noia.
Per una volta scordatevi quelle chitarre distorte e quegli urli disumani e concentratevi su qualcosa di etereo che male non vi fa.
A mio avviso trattasi di un signor disco.
Track by Track
- Dualism 75
- Sweet Ground 75
- Through The Grey 80
- Oblivion 80
- The Lighthouse Prayer 80
- Still Life 80
- Blue Petals Eden 85
- Day By Day 85
- Without Looking Back 75
- Autumn's Spirits 75
- Dirge 80
- The Glass Child 90
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 85
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
80Recensione di Carnival Creation pubblicata il 11.07.2013. Articolo letto 1031 volte.
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