Cold Colours «Cold Colours» [2013]
Recensione
Quarto studio album per il progetto statunitense dei Cold Colours, nome dietro al quale si trova il mastermind e polistrumentista Brian Huebner che ha creato il tutto ben tredici anni or sono inaugurando con il noto ‘Somnium XIII’ quella che sarebbe diventata col tempo una realtà forse troppo sottovalutata dal grande pubblico ma dalle potenzialità che sarebbero dovute venire alla luce in modo più pubblicizzato. Ormai ciò che è fatto è fatto per cui possiamo consolarci con il ritorno dei Cold Colours con il loro album omonimo dal sound perennemente a cavallo tra “gentilezza” e “violenza”, nella fattispecie il disco si snoda su dei sentieri già molto battuti ma estrapola una personalità molto tangibile da ogni influenza.
My Dying Bride, Katatonia, Anathema, Sentenced, Paradise Lost e perfino Candlemass sono le band che a mio avviso possiamo rintracciare un po’ in ogni dove nelle composizioni che fanno parte dello stesso ‘Cold Colours’ per cui vi sconsiglio di partire con le mani avanti prima di aver dato almeno un paio di ascolti a tutto ciò. Il nostro amico fonda tutto sulla più assoluta schiettezza di tali influenze ed è ben lontano da inutili tecnicismi fine a se stessi, vi assicuro che avrebbero cozzato non poco con tutta la proposta in generale.
Ammetto che l’inizio del platter non è dei migliori e non mi ha convinto né con ‘Orifice’, troppo ripetitiva né con ‘Disgust’ ma i CC si rimettono in carreggiata con la successiva ‘The Process’ che riassume un po’ l’atmosfera dell’omonima fatica: è un pezzo profondo e intenso e andando avanti la prerogativa portante di tale sound resta pressappoco la stessa senza spostarsi di troppo, giusto un po’ di Doom con ‘Suffering God’ piuttosto consueto. La “merce” migliore si trova alla fine con il trittico “titletrack- Silent Speech- Of Sand And Tears”, sicuramente brani più accesi, più motivati e ispirati che fanno un po’ il verso ai moderni Katatonia ma che non risultano né dozzinali né noiosi.
Sostanzialmente “Cold Colours” è un disco molto strano anche nella sua totale semplicità, va ascoltato con lentezza e senza tendere il pensiero verso altre band più note pena un poderoso “stop”.
Track by Track
- Orifice 50
- Disgust 50
- The Process Of Dying 65
- This Devotion 70
- Suffering God 65
- A Loss Of Faith 65
- Of Sand And Tears 75
- Silent Speech 75
- Cold Colours 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 65
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
65Recensione di Carnival Creation pubblicata il 18.08.2013. Articolo letto 858 volte.
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