Lycanthia «Oligarchy» [2013]

Lycanthia ŤOligarchyť | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
30.08.2013

 

Visualizzazioni:
1051

 

Band:
Lycanthia
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Titolo:
Oligarchy

 

Nazione:
Australia

 

Formazione:
Lee Tassaker :: Bass, Vocals
Lachlan Donaldson :: Drums
Stephen Mikulic :: Guitars
Mathew Newton :: Guitars
Vanessa Black :: Violin, Vocals
Megan Tassaker :: Vocals, keyboards

 

Genere:
Gothic Metal/ Doom Metal/ Death

 

Durata:
53' 31"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
07.04.2013

 

Etichetta:
Hypnotic Dirge Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Gli australiani Lycanthia da Sydney arrivano al loro secondo album di Gothic Doom metal dopo uno hiatus compositivo durato ben 14 anni, e uscito per la Hypnotic Dirge Records.
I 7 brani più intermezzo dei Lycanthia mostrano a noi un Gothic Doom Metal spesso ombroso, poco incline a stare sopra le righe, non particolarmente dinamico (raramente l’andamento o il feeling di una canzone variano notabilmente), e anche molto scorrevole, nonché parecchio scevro di quella ruvidità che prediligo in questo genere. Si ottiene un disco formalmente bello, caratterizzato dall’avere un’ottima parentesi compositiva del disco, che va da “Forgone” fino a “Despondency...” compresa. È infatti proprio qui che i Lycanthia riescono a esaltare il loro songwriting grazie a delle idee più dinamiche e fresche, come la bella ripartenza in mid tempo di “Forgone” e l’assolo di violino finale, insieme ai gradevoli arrangiamenti di “Ablaze the wheel turns” o il tocco più tenebroso di “Despondency...”, il tutto a formare un disco gradevole e facilmente consigliabile ai più appassionati del genere.
A dire la verità, tuttavia, esistono alcuni difetti che rendono questo disco, come sottinteso sopra, un po’ meno riuscito e afflitto da alcuni limiti. Infatti, come accennato prima, nonostante la buona riuscita formale, difficilmente si segnalano dei picchi compositivi particolari, o dei cambiamenti netti tra canzone e canzone, e spesso si ha la sensazione che tutto sommato l’album non osa granché, il che non rende l’album brutto, ma neanche tra i migliori dell’anno in questo genere. Un cd dunque non del tutto perfetto e anche un po’ farraginoso, ma comunque godibile e ben fatto. Speriamo solo che per il prossimo disco non servano altri 14 anni...

Track by Track
  1. The essential components of misery 70
  2. Eternity... 65
  3. Forgone 80
  4. Ablaze the wheel turns 80
  5. Despondency in crescendo 80
  6. Time feeds this wound 65
  7. Hair of the beast 70
  8. From Ancestral lands 65
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 60
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
72

 

Recensione di Snarl pubblicata il 30.08.2013. Articolo letto 1051 volte.

 

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