Recensione

Già dal nome – Dancing Crap, lascio a voi la traduzione – si capisce che la band è dotata di una certa autoironia.
Con radice ben affondate nel pop punk, i Dancing Crap mostrano energicamente anche le loro influenze rock ‘n’ roll ed hard rock, come nell’ouverture “Don’t Ask For More”, mentre “Hey Ronnie” è una sorta di una pop-ballad dal sapore garage e alternativo, e tuttavia leggermente insipido.
Districandomi fra i rimanenti tre pezzi del demo, ritengo doveroso sottolineare l’egregio lavoro al basso di Bobby Gaz, specialmente in “Another Crazy World In The World” e “Broken Record Player”, mentre in “Chandra” i punti forti sono la voce estraniante Ronnie Abeille e la sei corde di Leonardo Lion.
Al termine delle cinque tracce, quel che mi è rimasto è relativamente inferiore al reale valore del quartetto, che a mio parere necessita di definire meglio il proprio stile e di dare un tocco più personale ed originale ai pezzi, liberandosi di alcune fastidiose e pesanti influenze commerciali e di focalizzare le proprie attenzioni sui potenziali punti forti che ho indicato.
Con una produzione di più alta fattura, il livello medio del disco, sebbene accettabile, sarebbe potuta essere notevolmente maggiore.

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