Once I Saw A Ghost «Architects Demise» [2013]
Recensione
Gli Once I Saw a Ghost sono un’interessante realtà della scena deathcore tedesca. Nati nel 2010, dopo l’EP di debutto “Beyond Good and Evil”, pubblicano, nel 2013, il primo album “Architects Demise”. Un’anima brutal rivestita di un’armatura fatta di una “lega” di metalli pesanti, una buccia comunque malleabile e totalmente in sintonia con il proprio nucleo esplosivo. Non esistono refrain, le ripetizioni sono dilazionate e lontane tra loro, la band lavora su ogni parte dei brani in modo incisivo prediligendo accordi e scale minori e melodie decadenti. La base ritmica è particolarmente (c)attiva e sforna ritmi sottolineati che lasciano solchi, segni e ferite ovunque nella struttura. I passaggi oscuri e il saltare da un ritmo all’altro creano confusione e stupore nell’ascoltatore, che però rimane come ammaliato da questo apparente caos fuori controllo. Arpionato al ritmo e alle atmosfere scure il growl profondo di Jon McIntyre è il cuore della musica degli Once I Saw a Ghost. Capitano di (s)ventura della ciurma spettrale arriva sempre dritto in faccia, non guida razionalmente il discorso sonoro, lasciando che il suono e il ritmo vadano non in una sola direzione ma in tutte le direzioni possibili. “Primordial progression” e “Uprise” sono temporali sonori tempestati di emozioni forti e riff veloci. In “Malevolent annihiliation” il ritmo polkato invita alla danza macabra che diventa una caccia alla preda, cadenzato qua e là da colpi di crash che producono l’effetto slow motion, mentre le chitarre perdono il senno e lo riacquistano, istigate da agghiaccianti grida. “Architects demise” e “Into the abyss” sono brani che godono di maggiore continuità, in cui la band si avvale di riff vettoriali e di una solida base ritmica spaccatimpani. “Recover with a dying smile” ha un ritmo accattivante su cui le chitarra si sbizzarriscono tessendo tapping, riff e soli, che permettono al growl di reinventarsi e riflettere. In “No absolution for the weak” la batteria di Lou Teitge si scatena trascinando tutto il resto in un’ossessivo rifiuto di stabilità. In “Mortified cadaverous manifestation” il lato death della band prende il sopravvento e contagia gli equilibri. “Eulogy” è incontenibile: gronda ritmi e violenza sovrumani. Non è facile giudicare i brani del quintetto di Gießen nella loro interezza perché le parti, come piccole bocche alimentate da un vulcano attivo, si aprono e si richiudono in modo repentino. Supereroi al contrario che sguazzano in un caotico tornado dove il tempo e lo spazio si mischiano, i talentuosi Once I Saw a Ghost sono una band che mette dinamite core sotto la patina death metal, reinventando e ringiovanendo questo genere.
Track by Track
- Primordial progression 70
- Uprise 75
- Malevolent annihilation 75
- Architects demise 75
- Recover with a dying smile 80
- No absolution for the weak 80
- Into the abyss 80
- Mortified cadaverous manifestation 75
- Eulogy 85
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 75
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
77Recensione di Jezebel pubblicata il 24.09.2013. Articolo letto 875 volte.
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