Recensione

Un'introduzione con un tetro arpeggio e un orrido gracchiare di corvi ci fa gelare il sangue, dipingendo un'atmosfera arida e mefitica, finché... non comincia il disco! Per un istante ho avuto l'impressione che si trattasse di un scherzo, quel che è certo è che questo album non rappresenta alcunché. Composizioni basilari, registrate in maniera casalinga, interpretate in maniera dozzinale; forse il tutto è voluto, ma è leggenda che per creare musica rozza ed istintiva non sia necessario conoscere la musica e un po' di tecnica del mixer. Album come “Under a Funeral Moon” e “Transylvanian Hunger” non sono frutto dell'incapacità di bestie devote a Satana, ma un'operazione creata da personaggi che sapevano muoversi in ambienti ruvidi e maleducati. Questo EP di cinque pezzi, che in più punti sembrerebbe ispirarsi appunto a gruppi come i Darkthrone, ossia tra black e punk, sciorina riff di un'ignoranza biblica, con una sezione ritmica minimale, certe volte ridicola, quando fa sembrare tutto niente più che un punk da cantina dai toni cupi (ma neanche così tanto scuri). Questo per non citare la performance vocale: grida con abuso di distorsione e vocine comiche che sembrano volersi prender gioco del growl. C'è ancora molto da fare, per il momento; direi tutto da rivedere.

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