Concrete Icon «Perennial Anguish» [2013]

Concrete Icon «Perennial Anguish» | MetalWave.it Recensioni

Autore:
Carnival Creation »

Recensione Pubblicata il:
01.10.2013

Band:
Concrete Icon

Titolo:
Perennial Anguish

Nazione:
Finlandia

Formazione:
Jake :: Vocals, Guitars
Kristen Virtanen :: Guitars
TK :: Bass
Pete :: Drums

Genere:
Oldschool Death / Doom

Durata:
39' 45"

Formato:
CD

Data di Uscita:
21.07.2013

Etichetta:
Black Vulture Records

Distribuzione:
---

Agenzia di Promozione:
Portus Musica

Recensione

Il Death Metal può evolvere stilisticamente incontrando mille e più influenze, anche lontanissime tra loro, ma ci sarà sempre chi invece preferirà lasciarsi ispirare dalla vecchia scuola di quasi vent’anni or sono, il fascino della musica estrema più pura e non schizzata come oggi resta incontrastato. Ne sono prova in quest’occasione i finlandesi Concrete Icon, da poco freschi di debut album che hanno deciso di mantenersi saldi ad un sound ovviamente abusato ma coraggiosamente annerito da elementi propri della loro sensibilità di musicisti del nuovo millennio.
Già da un primo ascolto non suona particolarmente violento, tutt’altro, ogni brano incontra ritmiche dinamiche ma corteggiate da atmosfere oscure e tetre proprie del Doom, alone nemmeno poco visibile che incontriamo moltissimo nella prima parte del platter.
Ammetto che l’incipit di “Perennial Anguish” non mi ha entusiasmato più di tanto, vuoi per quel troppo risultare derivativi perciò considero l’opener ‘Haven Defiled’ un po’ come una falsa partenza ma con la successiva ‘Rapture And Torment’ il tiro di aggiusta, e non di poco: ecco finalmente melodia, oscurità e soluzioni anche piuttosto personali uscir fuori.
Pian piano che il debut della combo di Torku si snoda il livello qualitativo, a parer mio, resta ancorato pressappoco sui canoni della migliore traccia del lotto, ovvero‘Rapture And Torment’, migliore per contenuti anche se qualche noioso filler fa la sua comparsa qua e là mi son reso conto che in fondo non si tratta di un disco da cestinare ma che forse conferma la necessità di improntare in modo migliore la proposta liberandosi di fastidiose ingenuità e i fin troppi rimandi alle glorie passate ne sono testimonianza, fermo restando che rispetto molto la scelta di avvalersi di scenari musicali d’altri tempi, seppur con qualche spigolo di troppo.