Hellcraft «Tyranny of the Middle Ages» [2013]
Recensione
La scena dell’Est pullula di realtà di metal estremo da ormai diversi anni e ogni tanto salta fuori una band dal calibro tutt’altro che indifferente. Ultima, per così dire, scoperta questi ‘Hellcraft’, formazione dell’Ucraina nata nel 2007 e dedita ad un Death Metal di stampo europeo ma di matrice tutt’altro che melodica. Ascoltandoli mi è sembrato scontato che ai quattro ragazzi piacciano da morire i noti colleghi polacchi Vader che rappresentano a mio avviso la loro principale influenza all’interno dei loro pezzi anche se qualche sguardo oltre l’oceano ogni tanto si fa sentire, specie nei momenti (nemmeno troppo rari) nei quali blast beat, raddoppiamenti di tempo e riff più ritmici fanno capolino; brani come ‘Blood Outcast’e ‘Victim Of Madness’o anche la gradevole ‘Gust’ ne sono felici esempi.
Rigidamente fermi sulla loro posizione di cantare i loro pezzi in lingua madre (lo stesso debut album del 2010 è nominato in cirillico) possono in effetti apparire difficili da digerire dal punto di vista dei testi per un pubblico italiano non ferrato in materia e quindi potrebbero restare relegati in un underground di soli amatori. Certamente verrebbe un po’ di rabbia pensarli come una band chiusa tuttavia rientrando di fatto nel roster della americana Gore House Productions l’opportunità di aprire i loro orizzonti ci son tutte.
Intendiamoci, non che ‘Tyranny of the Middle Ages’ sia il disco Death Metal dell’anno ma più che altro è considerabile come un esempio di musica estrema onesta, suonata benissimo e con una track-list distribuita anche discretamente bene, senza punti morti tranne un paio di filler qua e là (‘Hunger’ e ‘Absorption’ le composizioni più sottotono).
Estremamente rappresentativa la titletrack nonché pezzo di gran qualità oggettiva e nel quale confluiscono anche elementi propri del Thrash visto in maniera più brutale.
Forse la pecca dell’album risiede nelle cavernicole e profonde voci del singer Fill, leggermente piatte rispetto alla furia musicale come base sottostante quindi è certo che i Nostri non hanno ancora smesso di livellare qua e là piccole imperfezioni. Disco sicuramente buono da prendere in considerazione se si vuole uscire un po’ dai confini nazionali.
Track by Track
- Intro S.V.
- Blood Outcast 75
- Victim of Madness 75
- Hunger 60
- Gust 70
- Obsessed with Death 75
- Tyranny of Middle Ages 85
- Absorption 60
- The Collapse of Civilization 70
- Bloody Heir 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 90
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 65
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
71Recensione di Carnival Creation pubblicata il 11.10.2013. Articolo letto 1051 volte.
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