Return From The Grave «The Rebirth From The Last Breath» [2012]

Return From The Grave «The Rebirth From The Last Breath» | MetalWave.it Recensioni Autore:
June »

 

Recensione Pubblicata il:
11.11.2013

 

Visualizzazioni:
2067

 

Band:
Return From The Grave
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Titolo:
The Rebirth From The Last Breath

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Sparta - guitars
Semenz - vocals
Chilo - bass
Jack - drums

 

Genere:
Doom / Stoner / Rock

 

Durata:
45' 0"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
01.04.2012

 

Etichetta:
Autoproduzione

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Quando passerà questa febbre del vintage e dell'hard rock anni 70 che sensazioni proveremo? Un grande vuoto o un senso di liberazione? Mi astengo dal rispondere. Mi limito a dire che nessuno ha bisogno di riproporre delle sonorità in maniera così marcata; la musica si nutre di sé stessa, certo, ma un piccolo passo in avanti non dovrebbe mai mancare, e fin troppo spesso nel calderone del revival c'è dentro solo una minestra riscaldata. Per quanto riguarda i Return From The Grave qui recensiti, i nomi di riferimento sono anzitutto, e per loro stessa ammissione, i Black Sabbath; ma più che altro quel loro lascito in termini di riff, direi io, abbondantemente eviscerati da band successive come ad esempio i Cathedral. Anche l'apparato vocale si muove nelle coordinate di Ozzy, ma con una dinamica ben inferiore e meno incisività. L'altra influenza che citerei potrebbero essere i Trouble, per quel modo di costruire fraseggi dal gusto ancestrale e puramente gotico, senza l'intervento di strumenti diversi dalla chitarra.
Il disco in sé è tutt'altro che brutto, e offre diversi momenti piuttosto ispirati; spero sia chiaro a tutti quanto sia difficile creare un riff stoner che ricordi gli anni Settanta e non sia pacchiano, e anche qui i riff più “luminosi” sono forse la parte più debole (talvolta sembra di ascoltare del Grunge). Ancora di più se accostati a certi passaggi ripetitivi che suonano un po' ridondanti. Si nota invece una maggiore capacità di destreggiarsi all'infuori delle sonorità epiche ed altisonanti, in ambiti più lugubri, come ad esempio nella traccia di apertura, negli intrecci tra basso e chitarra, oppure nel brano più riuscito “Spiritual Ritual”; ma anche in “Alone”, brani, per l'appunto, nei quali escono le influenze più tipicamente doom. La produzione sonora funge da prova del nove, in questo caso: infatti le invettive più chiassose e hard rock suonano un po' spente, mentre le parti più cupe ne guadagnano.

Track by Track
  1. Reborn In Darkness 65
  2. Unholy Prayer 60
  3. The Rebirth From The Last Breath 60
  4. Spiritual Ritual 75
  5. Servants Of Doom 65
  6. Reflection 55
  7. Alone 70
  8. Inside Human's Soul 65
  9. Dawn Of A New Hope 60
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 65
  • Qualità Artwork: 65
  • Originalità: 60
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
64

 

Recensione di June pubblicata il 11.11.2013. Articolo letto 2067 volte.

 

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