Bloodshed Walhalla «The Battle Will Never End» [2013]
Recensione
A essere onesti, quando ho scoperto per la prima volta questo progetto, l'ho approcciato con una certa dose di sfiducia.
Potete biasimarmi? E' viking, contiene Sword, Blood, Fire e tutta l'allegra compagnia dei clichè metal nei titoli, insomma, a rigor di logica avrei dovuto celebrare un festival della musica derivativa in growl gutturale continuo fatta da gente più esaltata che capace.
Non sono mai stato più felice di sbagliarmi.
Anche se "sbagliarmi" non è tecnicamente corretto (le tematiche sguazzano comunque tra fuoco, acciaio e mitologia norrena), siamo davanti a uno di quei dischi in cui l'esecuzione musicale è così buona da potersi permettere di indossare l'armatura del guerriero senza risultare pretenzioso o imbarazzante. The Batttle Will Never End, della one-man band di Matera Bloodshed Walhalla, calca il terreno battuto dai Bathory, con un viking dalle forti tinte atmosferiche impreziosito dalla fusione tra chitarra elettrica e acustica, che si alterna con passaggi e refrain melodico/epicizzanti in stile Manowar, e con in più un curioso ma efficace influsso di gruppi di metal (e rock) classico. La sensazione che da trovare un sapore di Black Sabbath in un disco così è molto particolare, e contribuisce a creare uno stile distinto dalla massa.
Aggiungete un'ottima realizzazione tecnica e delle capacità vocali (più o meno pulite) di buon livello e avrete uno degli album non migliori, ma che di sicuro mi hanno colpito di più in questa stagione. Ci sono dei problemi: si, le tematiche possono far storcere il naso a chi ne ha abbastanza di vichinghi e battaglie (ma allora non dovrebbero nemmeno guardare questo disco), alcuni versi sono metricamente un po' forzati e, per quanto generalmente di alta qualità, è un disco con una media di sei-sette minuti a canzone, e dopo un po' la noia inizia inevitabilmente a farsi sentire. Ma per chi è dotato di pazienza e si è fatto crescere la barba ispirato da Erik il Rosso è il disco perfetto, soprattutto se vuole un'approccio diverso dai vichinghi moderni come gli Amon Amarth.
Un ottimo album underground, suonato bene e scritto ancora meglio, da apprezzare lentamente e il cui autore merita tutto il supporto che gli si puo' dare, che spero sia il primo passo di un'evoluzione ancora più proficua. Raccomandato a tutti, obbligatorio per coloro che hanno Odino nel cuore.
Track by Track
- Heimdallr 80
- Blood And Fire 80
- At The End Of The World 85
- The Battle Will Never End 90
- The Storm 90
- Land of Fire 85
- My Sword Against You 85
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 85
- Qualità Artwork: 85
- Originalità: 80
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
84Recensione di MrSteve pubblicata il 28.12.2013. Articolo letto 1845 volte.
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