Hecate Enthroned «Virulent Rapture» [2013]
Recensione
Ero molto scettico riguardo al ritorno sulle scene dell’altra band black metal sinfonica inglese da Wrexham, gli Hecate Enthroned. Perché chiunque conosca questa band o ha una certa cultura musicale di questo genere, sa bene che negli anni 90 gli Hecate Enthroned furono additati in maniera ineluttabile dalla massa e dalla critica come clone band dei Cradle of Filth. Certo, i loro album erano belli e si trattava comunque di una buona band, ma era pur sempre per niente originale. A dare un colpo in basso alle quotazioni medie di questa band ci pensarono alcune releases poco entusiasmanti (l’EP “Miasma” su tutti), e anche alcune maldestre intromissioni del death metal nella loro musica.
“Virulent Rapture” dunque non partiva certo con dei bonus, ma non si può negarlo: l’ultimo disco degli Hecate Enthroned è un album ben suonato, ottimamente registrato e con una qualità sonora eccellente, molto d’impatto ma anche godibile, che condensa 11 tracce in circa 55 minuti e mezzo di una musica a dir la verità non chissà quanto miracolosa o brillante. Certo, l’album è molto death e gli innesti sono giusti, è anche molto poco Cradle of Filth e decisamente più originale, ma è anche un album non violentissimo, che sfrutta l’impatto e si basa anche un po’ su quello, e soprattutto per tutto l’album, tranne a tratti, si ha la sensazione di strutture classiche dei brani, e che gli Hecate siano andati sul sicuro. Tutto ciò, francamente dà all’album un certo qual feeling di “hyper produced” e di gonfiato artificialmente. Ma vista la potenza dell’album, semplicemente si passa sopra a questo fatto e non ne tieni conto. Sarà anche non originalissimo e classico, ma ad esempio l’opener “Thrones of shadow” è cattiva e convince parecchio, “Unchained” possiede un’oscurità che ammalia e rende il brano affascinante, “Plagued by black death” è articolata, veloce e macabra, mentre “Euphoria” potrà anche avere pure dei riffs e un mood tipici, ma la genuinità della canzone, il feeling struggente e l’andamento schiacciasassi cromano questo brano e lo rendono fantastico. Completano il quadro una title track furibonda e dal mood non diverso da quanto già sentito dai Noctem, e “Life”, ottima summa del songwriting degli Hecate Enthroned di questo disco. Questi sono gli episodi migliori di un album con le palle, senza se e senza ma.
Insomma: in un periodo in cui il Black Sinfonico non lo fa quasi più nessuno, e quei pochi sembrano a volte una “upgraded version” di un gruppo goth (non che odi il genere, beninteso), “Virulent Rapture” è una ben accetta boccata di aria fresca e sulfurea. Se, come me, il Black Sinfonico non l’avete mai dimenticato, allora questo disco fa al caso vostro. E anche i più fanatici di tecnica e qualità esecutiva potrebbero risultarne interessati. Io per me, vado a sentirlo ancora!
Track by Track
- Thrones of shadow 80
- Unchained 80
- Abyssal March 80
- Plagued by black death 80
- Euphoria 90
- Virulent Rapture 85
- Life 80
- To wield the hand of perdition 75
- Of witchery and blood moon 75
- Immateria 75
- Paths of silence 85
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 90
- Qualità Artwork: 85
- Originalità: 70
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
80Recensione di Snarl pubblicata il 30.12.2013. Articolo letto 975 volte.
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