Fortvilelse «Memento Mori» [2013]
Fortvilelse
Titolo:
Memento Mori
Nazione:
Italia
Formazione:
Vinterblut :: Guitars
I - Hell :: Bass
Mortiferus :: Drums
D[Ø]D :: Guitars
Trench Plague :: Vocals
Genere:
Black Metal Sperimentale
Durata:
41' 4"
Formato:
CD
18.11.2013
Etichetta:
Autoproduzione
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
Nonostante il nome in lingua norvegese, i blacksters Fortvilelse sono italiani e provengono da Modena. E arrivano con questa autoproduzione al loro primo disco di debutto, dopo un EP risalente all’anno scorso dal quale sono riprese tre canzoni.
In verità, però, a giudicare dalle nuove composizioni e quelle vecchie, poco sembra essere cambiato. Certo, ora la band sembra leggermente più matura e compatta, e sa anche comporre riffs di buona fattura e dal mood inquietante, ma l’evoluzione non è ancora completa. L’album “memento mori”, 8 tracce più intro per 41 minuti di musica, è proprio questo: un disco appena sufficiente, che mostra una band capace di scrivere buoni riffs, ma di non sapere ancora arrangiarli come si deve. Per intenderci: il disco non è brutto: è registrato abbastanza bene, la band non suona cavolate o riffs generici e il cantante usa buone metriche; eppure persistono dei difetti evidenti. Il primo più evidente riguarda gli arrangiamenti soprattutto di batteria: spesso si trascinano e il brano non morde. Inoltre la band sembra ancora un po’ impacciata nel comporre i brani: compongono un bel riff, ma poi invece di proseguire su quel feeling del brano, ne cambiano l’atmosfera con qualcosa di diverso, tipo mettendoci uno stacco, un arpeggio o un assolo e facendo perdere alla band un po’ di personalità. Personalità che comunque va e viene nel corso di “Memento mori”, visto che si passa da due brani in apertura francamente mediocri a una bella “The black widow”, triste e cadenzata tra il depressive e il post (tranne un orribile e non necessario riff veloce finale) a tre brani centrali da riff buoni ma con ritmica che non morde come dovrebbe e anzi indugia su tempi lenti un po’ troppo, per concludere con un brano più aggressivo ma comunque abbastanza stereotipato e non speciale, e con un brano finale un po’ troppo lungo, che ricalca il discorso fatto per i brani di metà disco.
Insomma: il songwriting dei Fortvilelse sembra avere potenzialità nelle parti tristi e grigie di “The black widow”, e anche nella melodia del riuscito assolo di “Sunset of human race”, ma non è scevro da tipici difetti di una band dal songwriting ancora poco personale, poco definito e che annoia più che altro perché suona poco proprio e troppo perso nei canoni del genere musicale proposto. Si auspica una maggiore compattezza dei membri in fase di composizione per i prossimi lavori.
Il giudizio finale rispecchia un disco che a me non pare niente di che, ma che non merita la bocciatura per il semplice motivo che è chiaro che i Fortvilelse hanno il songwriting in fase di sviluppo e di ricerca della personalità, sono ben lungi dall’essere al top della forma, ma qualche spiraglio di luce c’è e comunque non ci troviamo davanti a 6 asini. Occorre limare le ingenuità (il riff finale di “The black widow”), essere meno eterogenei, e non cercare di variare troppo il mood della canzone. In altre parole: dopo un bel riff lento o veloce, cercatene uno che combaci con esso piuttosto di cambiare l’atmosfera. Quindi al lavoro, che c’è tanto da fare, e speriamo bene!
Track by Track
- The light 60
- Memento mori 55
- Funeral of illusion S.V.
- The Black Widow 65
- Prophetic anthem 60
- When it all begins 60
- Artificial feelings 60
- Sunset of human race 65
- Delirium Mentis 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 55
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
61Recensione di Snarl pubblicata il 09.01.2014. Articolo letto 838 volte.
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