Aeris «Temple» [2013]
Recensione
Solitamente non sono un fan dei dischi strumentali, perché raramente mi sembrano davvero qualcosa dove non c’è bisogno di cantare, anzi. E questo nuovo album degli Aeris, totalmente ascoltabile da bandcamp, chiamato “Temple”, non sembrava neanche particolarmente accattivante per via di un minutaggio un po’ modesto (7 tracks x 28min 24sec) e per via di una copertina insulsa, che onestamente starebbe bene su qualche maglietta o perfino su un diario, ma non certo come copertina di un cd.
L’ascolto del cd, però, conferma una band che per quanto forse non spaccherà mai ad alti livelli, sa come farci passare una scarsa mezz’ora di musica ben composta e piacevole, con il disco suddiviso in due parti, delle quali la prima più elettrica e più accostabile alle parole “prog” e “metal”, mentre la seconda è meno elettrica, predilige il jazz e anche qualcosa di acustico. La trilogia iniziale si basa su un feeling musicale elettrico, come detto, e distorto, con molte note della chitarra e anche qualche ritmica un po’ sghemba a sostenere il tutto, con le prime due canzoni ben riuscite e legate tra loro (come tutte in quest’album, d’altronde), mentre la terza oltre a generare una buona atmosfera mi sembra un po’ fiacca.
Questa sensazione continua anche nella seconda metà del disco, ma invertita: le due canzoni iniziali sono carine, ma oltre a generare un bel mood, di più non fanno, e per risentire qualcosa di interessante bisogna aspettare la coppia di canzoni conclusiva, decisamente la più sperimentale e jazz-oriented di tutte, Con “Robot” a intrigare per alcune intuizioni musicali riuscite, e “Captain blood” completamente jazz e dotata di un buon crescendo finale.
Insomma: un bel disco. Non ho la più pallida idea se questo disco avrà qualche opportunità di essere ricordato, e forse come unico difetto ha quello di essere bello ma non sensazionale, che non trasmetta la voglia di andarlo a risentire, ma qui potrei essere io a condizionare il discorso coi miei gusti. Risultato: “Temple” degli Aeris va valutato per quello che è: un buon album, non certo per metalheads ma per amanti del jazz. Non so se riuscirà a erigersi dalla massa, ma il fatto che sia gratuitamente ascoltabile è un pregio, e per questo l’ascolto di “Temple” è consigliato a chiunque voglia addentrarsi in questi lidi sonori.
Track by Track
- Fire theme 70
- Hidden Sun 70
- Rising Light 60
- Richard 60
- Horizon 65
- Robot 70
- Captain Blood 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 70
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
66Recensione di Snarl pubblicata il 19.02.2014. Articolo letto 972 volte.
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