King's Call «Lion's Den» [2013]
Recensione
La Germania si conferma terra di punta, in Europa, per certe sonorità classiche. Prendete questo nuovo “Lion’s den” dei King’s call: consiste semplicemente in quello che è: 12 tracce in circa 50 minuti di una musica potente hard rock, sanguigna e credibile, ben arrangiata, ottimamente cantata e davvero piacevole!
Basta appena “Mother Nature” a rendercisi conto di tutto ciò, con un mid tempo roccioso, dei riffs del chitarrista Alex Garoufalidis sempre a tiro e benissimo cesellati, ma soprattutto su di una voce di Mike Freeland bellissima, a volte alla Bon Jovi, altre alla R.J. Dio, che riesce ad essere perfettamente impostata oltre che avere una timbrica spettacolare, che nei ritornelli di un po’ tutto il disco non lasciano davvero prigionieri. E allora vi troverete ad adorare la abbastanza bluesy (a livello di riffs) “Dig it”, che però nel ritornello varia mirabilmente il tiro, e la catchy nonché perfettamente riuscita “Shy love”, davvero encomiabile, passando pure per l’adrenalinica “Get up” e la più notturna e riflessiva “Is this the life”, cadenzata e riflessiva. Il tutto fa da accoppiata con un’ottima veste grafica e una qualità sonora decisamente riuscita, e non poteva essere altrimenti vista la sapiente mano di Chris Tsangarides in fase di registrazione. Per chi non sapesse chi sia, gli consiglio di aggiornare un po’ la sua cultura musicale.
In realtà due piccoli nei ci sono. Il primo è dato dalla batteria. La batteria è a tiro come volumi e ben programmata, ma anche se qualcuno (con un nome un po’ discutibile però) è accreditato come batterista, non sembra che in realtà ci sia davvero. Il fatto è che il drumming suona statico, forse un po’ troppo per essere vero, o troppo ritoccato, con pochi fill e soprattutto suona strano quando la batteria si sente suonare senza la chitarra. In quel caso sì: i suoni sembrano essere un po’ fasulli, ma a parte questo è proprio lo stile della batteria che mi sembra un po’ vuoto. Scelte precise di registrazione? Chissà. L’altro difetto è che “Lion’s Den” spara tutto in apertura e a parte “Get up” finisce un po’ nel silenzio, come se l’album fosse troppo omogeneo e a un certo punto portasse canzoni che non aggiungono molto a quanto già fatto nella prima metà dell’album, salvo poi riprendersi con delle bonus tracks carine ma decisamente troppo lunghe.
In conclusione: album hard rock molto bello questo dei King’s call. Magari ancora con piccole sbavature, ma la qualità di songwriting e lo stile del cantante e del chitarrista sopperiscono bene a questo difetto. Si consiglia l’acquisto agli amanti delle sonorità classiche anni 80 in cerca di nuovi nomi. Vedrete che questa band non vi farà pentire dell’acquisto!
Track by Track
- Mother Nature 75
- Riding the storm 75
- Dig it 80
- Shy love 85
- Is this the life 80
- Avalon 75
- Red lights 70
- Get up 80
- Holy ground 75
- Avalon rising 65
- Waiting for you 70
- Love will find a way 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 80
- Originalità: 80
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
76Recensione di Snarl pubblicata il 27.02.2014. Articolo letto 1078 volte.
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