Drastisch «Let Your Life Pass You By» [2013]
Recensione
Me la ricordo bene questa band, che curiosamente ha cambiato leggermente nome per ogni sua release: “Thieves of kisses”, l’ormai datato album di debutto era un album pieno di difetti ma che apprezzai parecchio per l’originalità. Era squilibrato, la drum-machine era finta e a volte spuntavano dei beats sintetici per nulla necessari, ma lo stile e la stoffa c’erano. Dopo un po’ di anni “Pleasureligion” era più maturo, mi fece ben sperare... ma le attese sono deluse e di parecchio dal terzo “Let your life pass by”. Sì, perché Chris Buchman non ha fatto altro che consegnarci una decina di canzoni strumentali (i vecchi brani non lo erano) che di per sé non sono male, ma che per tutti e 33 i minuti dell’album le puoi sentire urlare: “qualcuno ci dia un arrangiamento decente e un cantante”.
La descrizione dell’album è più o meno riassumibile nel concetto poc’anzi detto; certo, queste 10 canzoni hanno una solista molto abile a ritagliarsi il suo spazio con alcuni ottimi riffs e buoni assoli, anche se la drum-machine è decisamente dozzinale e finta quando si sentono i piatti. Se da una parte canzoni come la terza colpiscono positivamente, e insieme alla quarta, la quinta e la settima canzone rendono l’album gradevole almeno all’ascolto, il feeling rimane lo stesso: sono composizioni che restano pur sempre non arrangiate e pubblicate senza cognizione di causa. Sembrano dei temi di canzoni non lavorati e lasciati così, che se arrangiati con una voce e dei musicisti veri avrebbero fatto faville. Invece, così come sono, hanno solo un fortissimo senso di incompiutezza e di qualche tema musicale provato a spacciare per genialata strumentale, sperando che l’ascoltatore se la beva. Ma, mi spiace, non è così. È difficile, per esempio, credere che il sesto brano (50 secondi di un solo riff) sia stato "studiato", mentre mi rimane molto più facile credere che sia una cosa messa là giusto per fare numero e arrivare oltre la mezz’ora insieme a qualche altro escamotage. Male anche le parti più dure date dall’ottava e nona canzone, che differenziano l’album ma che fanno sentire in maniera ancora più impietosa la necessità di metterci un cantato.
Insomma: i casi sono due. O Chris Buchman si è stancato di cantanti non all’altezza e ha deciso di consegnarci 10 temi, riffs sfusi e quant’altro non arrangiandoli, oppure nel caso sia in buona fede ha fatto un album strumentale tutt’altro che riuscito. Come album gothic/death metal il punto è sempre il solito: se le canzoni avessero un arrangiamento ed un cantato sarebbero valide e degne di nota mentre come album strumentale, francamente, il paragone non si pone visto che gli album dei chitarristi solisti famosi e non sono ben altra cosa, senza contare che il problema degli arrangiamenti brutti o non pervenuti anche da questo punto di vista non è risolto.
E alla fine non resta che porsi una domanda: avrà anche dei bei riffs, qualche canzone poteva essere pure carina, ma così com’è questo cd a chi lo dovrei consigliare? Non vedo una fascia di pubblico per quest’album. Mi spiace, ma da qualsiasi punto di vista io lo analizzi non riesco a trovarci qualcosa per cui valga davvero la pena di comprarlo. Per i difetti suddetti non consiglio l’acquisto di quest’album.
Track by Track
- Self Healing 45
- Cantkillhope 50
- My nightmares (are sweeter than your dreams) 50
- Back to the unknown 50
- Future : Present : Past 50
- The unbearable truths 20
- My place among the elements 50
- Memento 45
- When I Kiss, I Kiss goodbye 45
- Voyage dans la solitude 50
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 40
- Qualità Artwork: 50
- Originalità: 30
- Tecnica: 60
Giudizio Finale
46Recensione di Snarl pubblicata il 03.03.2014. Articolo letto 1914 volte.
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