BlackAge «Sacrificeline» [2013]
BlackAge
Titolo:
Sacrificeline
Nazione:
Italia
Formazione:
Damiano Urgnani :: Voce, Chitarra
Simone Mosca :: Chitarra, Cori
Gabriele Savoldi :: Basso, Cori
Michele Cortinovis ::Batteria
Genere:
Thrash Metal
Durata:
41' 56"
Formato:
CD
21.12.2013
Etichetta:
Autoproduzione
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
I Blackage sono Lombardi e non vanno confusi con un altro gruppo omonimo italiano sciolto anni orsono da Modena. Ma anche questi propongono Thrash metal; un thrash metal moderno, spesso fortemente influenzato dal groove e anche da certo metalcore, per una proposta musicale di questo primo full length che, lo diciamo sin da subito, non è per defenders con lo smanicato pieno di toppe e la maglietta dei Kreator.
Vistose luci e altrettanto vistose ombre tuttavia ammantano questo “Sacrificeline”, che da un lato ci mostra una band abbastanza vivace e vogliosa di spaccare tutto, ma dall’altra ci manifesta una band un po’ insicura, indecisa sulla strada da prendere, e a metà tra sonorità moderne e altre poco amalgamate tra di loro, alcune delle quali suonano un po’ poco combacianti, mentre altre semplicemente non mi sembrano niente di che. Nonostante infatti alcuni brani ben compatti e coesi esistano in quest’album, come “Myocardium” e “Vending machines of monsters” nonché la non male “United 93”, dove si può effettivamente sentire una compattezza d’insieme unita a parti lente più a fuoco e ad assoli convincenti, il resto del disco zoppica un po’. Talvolta sono i riffs e gli arrangiamenti a non essere niente di che, come nell’opener “When saints fall down” che a parte un incipit veloce si trascina in una serie di soluzioni musicali poco fresche e già sentite, altre volte, come in “Annihilates” sono certe tendenze più old school thrash che appesantiscono il risultato e lo rendono un po’ scollato dalle altre influenze musicali, mentre “Tears of blood” prova la carta della melodia riuscendoci solo in parte. Per la verità, c’è anche il problema dei ritornelli, poche volte davvero catchy e convincenti come si deve.
Cosa rimane? Restano alcune canzoni ben fatte, una certa tendenza all’eclettismo compositivo e in generale poche battute a vuoto, anche se affiancate da molte idee non del tutto riuscite. Personalmente, se i Blackage accettano un consiglio, direi che è meglio concentrarsi su di uno stile compositivo più omogeneo e concentrarsi su quello, invece di affidarsi a diversi stili compositivi che sinceramente non mi sembra che sappiano ancora gestire al meglio. Nel frattempo, il disco è passabile di un sei e mezzo, ma per ambire a qualcosa di più direi che c’è da aspettarcisi un po’ di sviluppi in più.
Track by Track
- Blank Slate 60
- When saints fall down 55
- Myocardium 70
- Vending machines of monsters 70
- Annihilates 65
- The mirror which flatters not 60
- United 93 70
- Tears of blood 65
- Dreamcatcher 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 60
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
64Recensione di Snarl pubblicata il 19.03.2014. Articolo letto 1626 volte.
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