Enoch «Sumerian Chants» [2013]

Enoch «Sumerian Chants» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
06.06.2014

 

Visualizzazioni:
1825

 

Band:
Enoch
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Titolo:
Sumerian Chants

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Daniele :: Guitars (lead)
Lorenzo :: Guitars, Bass, Vocals
Leonardo :: Keyboards, Piano

 

Genere:
Funeral Doom / Death Metal / Black Metal

 

Durata:
43' 56"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
30.12.2013

 

Etichetta:
Satanath Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Terzo album per I milanesi doom/deathsters Enoch e ritorno sulle scene con una formazione che vede solo tre membri in foto e su metal archives, a differenza dei quattro membri precedentemente noti.
Interessante la proposta di questo “Sumerian chants”, che prova a mescolare il doom con soluzioni più atmosferiche e tastiere che intervengono stoppando a volte la musica, per uno stile che cerca di essere maestoso e doom senza disdegnare punte più metal, visibili ad esempio in “The Land of Enoch”. Forse una specie di doom death influenzato da qualcosa dei Triptykon. Tuttavia sono l’attenzione ai particolari e l’originalità a rovinare questo disco, a partire dai riffs e dagli arrangiamenti usati. I riffs sono spesso banalotti, non molto speciali, e spesso sono troppo ripetuti, con arrangiamenti che spesso prevedono moltissimi palm mute lenti inframezzati a fraseggi di note soliste all’interno dei versi delle canzoni, finendo per rendere i brani cantilenanti e molto monotoni, ma soprattutto distruggendo l’evocatività dei brani. A tutto questo si aggiunga una qualità sonora strana, che è buona ma è decisamente troppo metal, adatta per un cd death/thrash forse, per quanto mette in primo piano le chitarre e la voce, rifiutando invece la profondità della batteria (che qui per la staticità e la mancanza di un batterista accreditato mi fa pensare a una drum machine) e soprattutto del basso.
Per questo motivo, la seconda canzone risulta penalizzata, e la terza risulta rovinata dal solito urtante riff in palm mute lento e banale, e chitarra solista, fanno perdere mordente al brano. Lo stesso problema danneggia irrevocabilmente la quarta e buona parte della settima canzone, mentre i riffs rovinano l’up tempo di “The Land of Enoch”. In pratica, solo la tumultuosa “The sleepless king” convince, per via di riffs meno stereotipati, e di un malumore crescente, mentre è l’evocatività che fa risplendere il finale recitato (e solo quello) di “Pazuzu” insieme a “I made an angel fall”, che però è solo un outro.
Il giudizio finale è da intendersi come un sei meno meno, che riflette un disco che per me è fortemente poco originale e ancora molto limitato per una band già giunta al terzo album. Non si tratta di un album inutile, ma abbastanza mediocre e che per me fallisce in buona parte l’obiettivo, ciononostante a qualche fan del doom death potrebbe anche interessare. Però, scusate, se voglio doom death con atmosfere sacrileghe e malate, vado a sentirmi i Necros Christos o i Dolorian.

Track by Track
  1. Call me by my dream name 60
  2. The Tragic Defeat of Dur Entash (The Third Vision of Assurbanipal, Last King of Assyria) 60
  3. Black Night over Unfigured Distances 55
  4. Blood for the blood god 50
  5. The sleepless king 70
  6. The land of Enoch 55
  7. Pazuzu 55
  8. I made an angel fall 60
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 55
  • Qualità Artwork: 55
  • Originalità: 55
  • Tecnica: 60
Giudizio Finale
58

 

Recensione di Snarl pubblicata il 06.06.2014. Articolo letto 1825 volte.

 

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