ODR «Il Ponte del Diavolo» [2014]
Recensione
Gli ODR sono una band folk metal del torinese. Attivi dal 2012, giungono dopo due anni alla loro prima fatica discografica dal titolo "Il ponte del diavolo". Si tratta di un EP dalla lunghezza complessiva di circa mezz' ora, contenente 5 tracce, rilasciato a febbraio di quest' anno sotto l' etichetta irlandese Nemeton Records. Una copertina fantastica e malinconica è un' ottimo biglietto da visita per inizare l' ascolto. Il primo brano, Notte Alcolica, si apre con una melodia di flauto che ricorda le sonorità dei Summoning. La potente ed ottima voce rompe gli indugi e ci catapulta subito nel sound che è il marchio di fabbrica di questo gruppo: un tappeto di fiati (e archi appena accennati ma ben arrangiati) su cui si muove la voce principale, che varia dal growl, allo scream ed alle tonalità pulite con estrema semplicità. Sembra di ascoltare gli Svartsot. Un coro da balera conclude il brano e ci proietta verso le atmosfere più evocative di Luna Antica, un mid tempo incalzante in cui è il flauto a farla da padrone e a dettare i cambi di tempo. Il ritornello sembra una piccola filastrocca per bambini, ma questo è il rischio in cui ci si imbatte a scrivere testi in rima completamente in italiano. La scelta di usare la lingua nostrana, molto più poetica e melodiosa rispetto allo scialbo inglese, è peraltro apprezzatissima dal sottoscritto. Proseguiamo l' ascolto con il terzo brano, traccia che dà il titolo all' EP. Il Ponte del Diavolo si rifà sicuramente a qualche leggenda legata alla zona del Piemonte, in cui è possibile trovare un ponte con questo nome praticamente sopra ogni pozzanghera. La melodia si perde un pò a favore di tappeti sonori e riff facilmente dimenticabili, dando la vaga idea che il pezzo sia stato costruito più per incastrarci il testo che seguendo un progetto preciso. L' esaltazione che accompagna l' ascoltatore durante i primi due brani inizia un pò a scemare, anche se comunque l' ascolto rimane piacevole. Finalmente inizia la quarta canzone, un bridge acustico di circa due minuti che prepara il terreno per il gran finale. La voce pulita è espressiva e ben si lega al solito faro che guida tutta la carovana, il flauto. L' Inverno Ancestrale irrompe con tutta la sua gelida furia nelle casse. L' atmosfera si fa cupa come mai prima, soprattutto durante gli intermezzi parlati, in cui il basso esce dal letargo (stranamente proprio quando arriva l' inverno) e dà una bella scossa ai coni dello stereo. Ed ecco che, quando sembra che ormai non ci sia più nulla da dire e ci si aspetta che il pezzo vada ad addormentarsi o soccomba per il gelo, parte una melodia di flauto che improvvisamente riaccende le speranze e l' interesse dell' ascoltatore, che si chiederà nuovamente se gli Svartsot non siano passati un attimo per un saluto in sede di registrazione. Dal mio punto di vista queste parti (da 3:30 a 5:20 circa), sono il vero punto di forza di questo gruppo, che, se si dimostrerà capace di eliminare le sonorità più ripetitive e i piatti riff che contraddistinguono la parte centrale del presente lavoro, potrà tentare di distinguersi nel panorama folk italiano e non solo. Speriamo quindi di risentire presto questi ragazzi con un album completo, la prova del nove che ci dirà se hanno davvero tutte le carte in regola per andare avanti. Nel frattempo, tutto quello che possiamo dire è: complimenti.
Track by Track
- Notte Alcolica 75
- Luna Antica 75
- Il ponte del Diavolo 50
- Sussurro Autunnale 70
- Inverno Ancestrale 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 80
- Originalità: 60
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
70Recensione di Abadir pubblicata il 03.07.2014. Articolo letto 2380 volte.
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