Dark Lunacy «The Day of Victory» [2014]
Recensione
Il quinto album dei noti Dark Lunacy, nonché il secondo senza Enomys, rappresentava un banco di prova importante. Presentato infatti come un ritorno alla passione per le tematiche russe e alla riproposizione di quelle atmosfere, i Dark Lunacy non potevano sbagliare, dopo che il precedente “Weaver of Forgotten” aveva non deluso i fan, ma li aveva privati proprio di questa caratteristica, ovvero delle tematiche russe, ormai irrinunciabile trademark della band.
“The day of victory” è, per nostra fortuna, un nuovo ottimo album nel carniere di questa band, che mette bene in chiaro cosa sa fare nelle 8 tracce più intro e outro di questo disco, per una durata di 40 minuti. Basta sentirlo nell’accoppiata “Red blocks” – “Sacred war”, dove la prima delle due canzoni è quella più metal estremo, ma abilissima a cambiare umore al suo intero e ad abbinarsi ad un riuscitissimo coro russo, mentre l’altra è più astratta, che lambisce le sonorità direi più avantgarde e classiche che pur rappresentano questa band, con un picco incredibile quando anche gli archi entrano nella canzone. Basterebbe questo a descrivere “in a nutshell” l’album, ma la sorpresa è che il resto dei brani non finisce qua: ognuno presenta le proprie idee che evitano di ridurre la teatralità dell’album a qualche sample di cori russi adagiato su base metal (cosa che comunque non è facile fare). A tal proposito non si può non parlare del brano più divertente e diretto “from the dawn to the sea” e “The decemberists”, cantabile da live, ma con un tono nervoso eppure profondo e marziale, e tutto questo mentre le versioni più soft dei Dark Lunacy sono magnificamente espresse da “The mystic rail”, che definirei la migliore del disco, e da “Ages of decay”, con un possente tempo lento doom a metà canzone, che poi sfoga nell’acustico. Questo è, tra l’altro, “The day of victory”. Difetti non ce ne sono, almeno non vistosi di fronte a così tanta possente originalità e competenza nel fare brani che siano metal estremo ma anche così musicali e sognanti.
La vera domanda piuttosto dev’essere: il nuovo corso Dark Lunacy può reggere con il passato? Non so se si arriverà a bissare i livelli quasi impensabili di brani come “Dolls”, e tuttavia il nuovo corso dei Dark Lunacy per me non ha proprio nulla da invidiare al passato. È altrettanto genuino, potente, drammatico e sinuoso, e a parte un po’ di stravaganza in meno, forse, la band ha ancora tanto da dare in quanto a lezioni di originalità, potenza e drammaticità sia per loro stessi che alla concorrenza, senza contare eventuali ulteriori ingredienti alla loro ricetta musicale. Che i fans e chi ancora non li conosce se lo mettano in testa, questo, visto che sinceramente a vedere dove stanno questi ragazzi, e vedere dove stanno altri cloni del deaht/thrash con ritornelli puliti (leggasi: ormai quasi pop) provenienti da tutto il mondo, viene da piangere.
Per me, al pari di bands come Septic Flesh, Ecnephias e Rotting Christ. Sarebbe anche interessante vederli in tour con bands tipo i God Dethroned, chissà...
Track by Track
- Dawn of victory 85
- Red blocks 90
- Sacred war 90
- From the don to the sea 95
- The decemberists 95
- Anthem of red ghosts 85
- The mystic rail 95
- Ages of decay 90
- Victory 90
- Silent Riot 90
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 95
- Qualità Artwork: 90
- Originalità: 95
- Tecnica: 90
Giudizio Finale
91Recensione di Snarl pubblicata il 01.08.2014. Articolo letto 3240 volte.
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