King Bong «Pinng - Or the Underwater Adventures of a Young Cthulhu» [2014]
Recensione
Dovessi racchiudere tutti i 35’ di “PINNG - Or the Underwater Adventures of a Young Cthulhu” in un aggettivo solo, direi «fastidioso»…ma nel senso più positivo che si possa concepire.
Una sola traccia che si spalma melmosa e pigra su una mezz’ora di durata, impresa di Sleepiana memoria, che a loro, agli Sleep, quando avevano presentato Dopesmoker poi diventato Jerusalem a metà degli anni ‘90, era costata la carriera.
Dopo tre Full-Length ed un’attività live che li ha visti supportare, tra gli altri, Karma To Burn, Church Of Misery e Stoner Kebab, il trio milanese KingBong – il Re – confeziona il proprio quarto lavoro di lunga durata e lo innaffia, ancor più dei lavori precedenti di sperimentalismo ed eclettismo. Come il titolo lascia presagire, l’ascolto è un’immersione in mondo subacqueo, un ambiente paludoso infestato di fauna vorace e flora marcescente. Alghe, fango, melma, viscidi rettili, piovre danzanti in abbracci tentacolari, pallettes luccicanti e sabbie mobili…tutto si fonde e convive in un album che racconta, in una spettacolare molteplicità di atmosfere, le mirabolanti avventure del giovane Cthulhu, mostro o eroe, di Lovercraftiana memoria.
In apertura un breve intro di batteria ci apre ad un immaginario drone di cui i Teeth of Lions rule the Divine sono tra gli indiscussi custodi…ma è solo un’illusione di breve durata. Il brano imbocca subitamente percorsi doom velati di aloni sabbathiani per poi evolvere nuovamente ed impantanarsi in un melmoso sludge che evolve poi verso lo stoner, il drone, la noise e la psichedelia, e si fa accattivante con accenti blues.
Nove movimenti che si alternano e si delineano nella continuità dei 35’ che li legano assieme. Una magistrale suite che, lungi dall’assumere le sembianze di un collage, si struttura come un unicum (ma non l’amaro…anche se gli effetti potrebbero essere gli stessi) e come tale assume la propria identità e le proprie, mostruose sembianze.
Tutto registrato in presa diretta, “PINNG” è sporco e ruvido, sperimentale ed asfissiante, mirabolante e psichedelico e, come dicevo in apertura, estremamente fastidioso…ma ormai avrete capito in quale accezione. Non ci resta, allora, che immergerci in questo putrido e visionario mondo acquatico, sempre memori del fatto che non è l’immersione a provocare l’annegamento, bensì il fatto di rimanere sott’acqua…riempite bene i polmoni!
Track by Track
- PINNG - Or the Underwater Adventures of a Young Cthulhu 85
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 80
- Originalità: 90
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
84Recensione di Possenreisser pubblicata il 30.08.2014. Articolo letto 1905 volte.
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