Recensione

EP di debutto per i Genovesi Animhate, che con questo “Inhuman” arrivano al debutto discografico, un EP semplice semplice di 5 tracce per circa 20 minuti di un death metal abbastanza scarno e spoglio.
Non è tuttavia facile, malgrado l’impegno, capire davanti a che tipo di Death Metal ci troviamo, perché qui siamo di fronte comunque ad una proposta non fatta male ma non molto originale, la cui personalità è un po’ annacquata più che tra gli stereotipi del genere, direi tra le generalità dello stesso. Le canzoni si susseguono in maniera semplice, con parti che sembrano voler dare una mattonata in faccia, ma che ci riesce con troppe luci e ombre, con una “Fall” che si assesta come la migliore del lotto, ma già con una “Desire” sporca e a tiro, ma il cui stesso tiro viene spezzato senza motivo da alcune parti sospese poco interessanti, mentre le parti veloci non risaltano chissà quanto, poco originali, come detto, e caratterizzate dall’essere troppo minimaliste. Agli Animhate sembra che manchi una precisa direzione sonora, come “Blueprints” ci sembra indicare, per via del fatto che qui la band propone un doom/death troppo scollato e melodico, di per sé buono ma poco integrato col resto dell’EP.
“Inhuman” è valevole di un ascolto, e può rappresentare un discreto inizio, ma si può e si deve fare di più: manca il senso di asfissia degli Autopsy, la malignità degli Immolation di “Harnessin Ruin”, dischi che sembrano essere termini di paragone per gli Animhate, nonché l’incubo sonoro dei Grotesque. Forza ragazzi!

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• 09 Mag. 2016 ELECTROCUTION: dal vivo sabato 14 maggio a Rozzano»

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