Megattera «Origo» [2014]
Recensione
Quando mi approccio a valutare un progetto strumentale, soprattutto se elettronico, la prima cosa che mi chiedo è se sia in grado di reggere l'ascolto da solo o se funzionerebbe meglio come colonna sonora di qualcos'altro, come aggiunta a un'azione esterna. Ci sono parecchi lavori che ho ascoltato che se non usati per accompagnare qualcosa sembrano vuoti, senza un vero filo conduttore o tema principale che afferri l'ascolto, ma una volta usati come sottofondo (magari durante una bella seduta in palestra o camminata verso casa, o un immaginario film) acquisiscono una dimensione nuova.
A mio parere, i Megattera si trovano per metà in questo ambito. Il duo di Roma, che pare adesso aver stabilizzato la formazione riducendola all'essenziale, propone un'interessante variazione sull'industrial, portato quasi unicamente attraverso i rocciosi synth che ne caratterizzano il suono in un mood che riporta alla mente le atmosfere cyberpunk di Blade Runner riviste con un'attitudine riflessiva alla Mogwai. Sebbene la pesantezza dei synth sia infatti il punto centrale dell'album (ho la forte impressione che molte di queste canzoni non rendano affatto senza uscire da delle casse belle grosse), il tempo non è mai troppo andante, e c'è una certa attitudine minimal che si concretizza in una sezione ritmica estremamente sottomessa alla volontà delle possenti melodie. Non aspettatevi cattiveria da fabbrica, però: ci sono occasionali botte di violenza diretta, come in Fine Del Perdono, ma risultano ripetitive e non sembrano tanto curate quanto il resto del lavoro.
L'uso del rumore all'interno della ritmica è un'altra ottima aggiunta, e, "sporcando" in alcuni punti l'insieme sonoro, contribuisce a una ruvidezza che va a impreziosire quella riflessiva rocciosità che caratterizza l'album. Va da sé che, come tutti i lavori di elettronica, bisogna fare i conti con una certa dose di ripetizione insita nel genere, e la lunghezza delle canzoni non aiuta a dissimularla: forse una scelta migliore sarebbe stata inserire più tracce meno lunghe, invece di sei tracce da circa 6 minuti l'una, ma qui parliamo di opinioni personali.
Un lavoro riflessivo, che puo' essere apprezzato solo da persone che apprezzano questo genere di musica; se non lo siete, non fa per voi. Sebbene lo consideri un passo in avanti rispetto a Megattera, almeno per la scelta decisa di una direzione da seguire, serve un pizzico di maturità in più per poter cogliere i frutti che Origo semina. Molto promettente.
Track by Track
- Nebula 80
- La Lunga Attesa 75
- Fine Del Perdono 70
- Vorago 75
- Io/Re 70
- Grande Inverno 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 80
- Originalità: 75
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
76Recensione di MrSteve pubblicata il 20.09.2014. Articolo letto 1070 volte.
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