Recensione

Buon esordio discografico per questi italiani (non si sa da quale provincial) This is not a Brothel, band che con questo album autointitolato ci propone un ruggente e soddisfacente esempio di rock mescolato con l’alternative/grunge e con lo stoner vecchia data, quello in stile Kyuss e Queens of the Stone Age tanto per intenderci.
È un buon album perché è credibile, ben fatto e con un tiro soprattutto vocale molto buono, con una voce sufficientemente sporca ma non troppo, che accompagna alla grande un riffing molto ispirato e che per la verità si trova molto più a suo agio quando spara riffoni rock nella seconda metà dell’album che quando è alternative. L’album è eterogeneo ma comunque non scollato dalle varie influenze, con una “Zany Zoo” in apertura molto stile Queens of the Stone Age, la più fangosa title track, la melodica “Domino falls”, passando per la stralunata e visionaria “It ain’t the desert” e l’alternative “July”, anche se i momenti che ho prediletto maggiormente sono quelli dove per l’appunto la band si lascia andare a quello che sembra essere la sua dimensione congeniale, cioè le parti rock di “Immaculate”, “The block” e “The doormat”, tutte e tre piacevolissime.
Formalmente non ci vedo molto difetti, tranne forse il fatto di essere non molto personale, ma per il momento per essere il debutto e anche un’autoproduzione, ci va benissimo così. Disco più rock che stoner o alternative consigliato per gli amanti di tali sonorità.

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