Karmamoi «Odd Trip» [2014]
Recensione
Non lo so, non sono del tutto convinto di “Odd trip”, il secondo album dei romani Karmamoi, che a scapito di un nome che sembra proveniente da qualche gruppo emo giapponese, in realtà propone prog rock.
Il fatto è che “Odd trip” non mi comunica molto, raramente è sia prog che rock, e nella fattispecie qui di rock c’è poco a parte la title track, peccato che quando è così la componente prog poi mi pare tutt’altro che presente in quantità significante. Ma andiamo con ordine: l’album è suddiviso in 3 parti delimitate dalle strumentali “Oxygen”, la prima parte è certamente quella più soffusa e tenue dell’album; talmente tanto che a me più di una volta è venuta in mente Bjork, visto che l’intervento degli strumenti è spesso minimale e la voce la fa da padrona, tranne alcuni tratti dove semplicemente la canzone diventa più variopinta ma sempre dalle atmosfere introverse. La seconda parte è quella migliore secondo me, ma anche quella più esplicativa dei problemi dei Karmamoi: “Samvega” è effettivamente prog rock ma è strumentale, “Yours” inizia che sembra rock ma in realtà è funky e sinceramente sa tanto di brano diverso messo là tanto per far sembrare la band più polimorfa. L’unico brano veramente convincente e sia prog che rock è appunto la title track, ma poi c’è il terzo intermezzo, che di nuovo propone un brano non male in quanto a bilanciamento delle influenze ma ahimè ancora strumentale, una ballad un po’ manieristica e la conclusiva “Aria”, che sembra un po’ il riassunto del songwriting dei Karmamoi, ma che per me oltre il discreto non va.
Insomma: tutto sommato, malgrado sia ben suonato “Odd Trip” sembra un disco che ha potenziale ma rispecchia una band troppo fragile a livello di songwriting e dagli equilibri non precari ma che sembrano ancora dover trovare il loro equilibrio, quasi che questo sia solo un disco di passaggio: dove la band è prog, facilmente non è neanche soft rock, dove è rock non è prog e a volte non sembra neanche tanto rock, gioca troppo a lungo la carta dell’introversione ed è solo quando non c’è la voce che i brani sembrano effettivamente dosare le proprie influenze. Non si tratta di un album brutto, ma che per i motivi suddetti non mi ha impressionato devo dirlo. Consiglio comunque di dargli un ascolto se siete appassionati del progressive più delicato e intimista, chissà che magari non mi sbagli io...
Track by Track
- Oxygen 1 S.V.
- If 65
- Labyrinth 65
- If I think of the sea 65
- Oxygen 2 S.V.
- Samvega 75
- Yours 60
- Odd trip 75
- Oxygen 3 S.V.
- 5 plus 70
- Lost days 60
- Aria 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 55
- Originalità: 65
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
64Recensione di Snarl pubblicata il 08.10.2014. Articolo letto 734 volte.
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