Arcandia «Arcandia» [2014]
Arcandia
Titolo:
Arcandia
Nazione:
Italia
Formazione:
Antonio Pantano - strumenti, narrazione alternativa
Peter Baker - narratore
W. J. Mitchell - drums, percussions
Genere:
Symphonic Rock / Metal / Instrumental Post-Rock
Durata:
1h 9' 0"
Formato:
CD
21.09.2014
Etichetta:
Autoproduzione
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
Il problema di creare una propria epica fantasy è che se il risultato musicale non è all'altezza delle aspettative, si finisce per deludere l'ascoltatore. Preparare una mitologia, una saga personale (o sfruttare concettualmente quella di qualcun altro) è una grossa dichiarazione d'ambizione, che predispone chi inizia l'ascolto ad aspettarsi un risultato notevole e un alto livello di competenza, soprattutto se si tratta di un lavoro strumentale. I Rhapsody possono permettersi di farlo, i Blind Guardian possono permettersi di farlo, il progetto Avantasia puo' permettersi di farlo.
Per Arcandia forse è ancora un po' troppo presto.
Non dirò che il progetto solista di Antonio Pantano sia un cattivo album, anzi: ci sono parti molto efficaci e trascinanti (Heroes of the Mighty Castle e Orania in particolare hanno un gran lavoro chitarristico), e le orchestrazioni sono registrate con una qualità , ma non c'è abbastanza sostanza per presentarlo come lavoro strumentale "epico". Ascoltandolo, continuavo a pensare che avrebbe potuto funzionare davvero bene con una voce e senza lunghi inserti recitati, ma così risulta uno spreco di energie. Le parti davvero buone che ci sono (e lo ripeto, ci sono parti davvero buone) vengono soffocate da un mucchio di materiale che, se non fosse un progetto stile saga, avrei classificato come "riempitive". Invece, dovendo valutarlo nella sua unità, manca una buona dose di coerenza stilistica e padroneggiamento del genere che permetta di ascoltarlo tutto senza notare cali di qualità.
Ho davvero paura che si sia in parte bruciato in partenza, affrontando qualcosa con uno scopo troppo ampio rispetto ai suoi progetti. È un peccato, perchè è chiaro che c'è un sacco di lavoro dentro a questo disco. Occasionalmente, come in Elvish Woods, le orchestrazioni toccano uno strato di grazia e si sente l'influenza celtica che viene dichiarata apertamente, e On Top of the World è davvero una signora canzone, ma c'è troppo orgoglio, troppa voglia di seguire il filone dell'epica senza averne completamente la sostanza nelle vene.
C'è un album di alto livello intrappolato in mezzo a tutto questo, e anche se il voto finale è abbastanza alto, sarebbe potuto esserlo ancora di più con un po' di selezione nella scelta delle tracce. Prese singolarmente ci sono canzoni davvero degne, ma come progetto unitario è un po' carente. Scegliete le vostre tracce preferite e ascoltate quelle, io personalmente resterò in attesa del prossimo progetto per vedere se ci sarà un'evoluzione in grado di dargli quell'identità di cui ha bisogno.
Track by Track
- Intro: March To The Frozen Plain 70
- Hymn To 80
- Valley Of The Dragons 70
- Icy Tempest (The Epic Frost) 70
- Heroes of the Mighty Castle 75
- Furia Divina (King Atheristan VI) 65
- Orania 80
- Ancient Folks of the North (Clash of the First Century) 75
- Elvish Woods 80
- Born From The Cold 70
- On Top Of The World 80
- Majestic Wind Of The Northlands 75
- Escape From The Frost (Across The Crystal Lake) 75
- Closing: Return To Summer Lands 75
- Bonus Track: Cooley's Reel (Neoclassic Guitar Vers.) - Trad. 70
- Bonus Extra: EagleWood 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 70
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
74Recensione di MrSteve pubblicata il 11.11.2014. Articolo letto 1149 volte.
Articoli Correlati
News
Recensioni
- Spiacenti! Non sono disponibili Recensioni correlate.
Interviste
- Spiacenti! Non sono disponibili Interviste correlate.
Live Reports
- Spiacenti! Non sono disponibili Live Reports correlati.
Concerti
- Spiacenti! Non sono disponibili concerti correlati.