Old Man's Cellar «Damaged Pearls» [2013]
Recensione
Provenienti dall' Emilia Romagna, gli Old Man's Cellar ci presentano la release del loro primo album. “Damaged Pearls” uscito per Valery Records, un album di Hard Rock/Heavy Metal melodico, che trova le sue radici negli anni '80/'90, con molti spunti Aor, Hairy Rock tra cui, tanto per citate qualche riferimento in modo da fornire qualche coordinata musicale, Toto, Danger Danger e Europe.
Geograficamente parlando, la band segue un certo filone musicale che, negli anni, mi sembra di aver ben delineato vista la presenza di ottimi musicisti di fama internazionale proveniente proprio dalla loro regione, anche se forse leggermente più tendenti al Prog. Già da questa breve introduzione, capiamo che il contenuto del disco, di buonissimo livello, non brilla per originalità: se i riferimenti già elencati non fossero bastati, sarà sufficiente un ascolto rapido delle prime battute di ogni pezzo per richiamare quasi immediatamente influenze ben precise.
C’è comunque da dire che, visto il genere presentato e le influenze proposte, la band da sfoggio di una preparazione tecnica musicale davvero sopraffina; ogni esecuzione risulta estremamente pulita e precisa (anche se non sempre valorizzate in fase di produzione), anche gli arrangiamenti convincono a pieno mostrando grande gusto e fluidità compositiva. Solamente la sezione ritmica di basso e batteria rimane leggermente calante, lasciando spesso i pezzi privi di un’ ossatura che possa sostenere completamente tutti e dodici i brani, lasciando molto lavoro a tastiere ed effetti.
Nota particolare di merito va alla voce, capace di un’esecuzione canora sempre di altissimo livello, con interpretazioni morbide capaci di graffiare quando serve, rimanendo sempre e comunque in impostazioni prevalentemente Aor, forse anche troppo.
Il vero difetto di questo album a mio avviso è la staticità complessiva, capace si di affascinare nei primi pezzi, ma lasciando veramente poco spazio ad elementi capaci di movimentare l’ascolto e di renderlo veramente interessante per tutta la durata dell’album.
Riassumendo, “Damaged Pearls” è un album che funziona, piace a primo impatto, ma che avrebbe decisamente bisogno di una nota più decisa e movimentata. Purtroppo, se questo disco fosse uscito 15/20 anni fa, di sicuro sarebbe stato un grande successo e di ispirazione per le band successive, ma purtroppo oggi non penso che riesca ad aggiungere qualcosa di veramente significativo e a far brillare questi ragazzi, senza dubbio sono capaci di grandissime prova, che di sicuro non tarderanno a presentare. Buon esordio ad ogni modo e pienamente promossi.
Track by Track
- Damaged Pearls 70
- Amber Lights 65
- Hyperlove 70
- Don’t care what’s next 65
- The years we challenge 65
- Rain talk 65
- Is this the highest wave? 60
- Knees on the straw 70
- Soul exercise 75
- Still at heart 70
- Summer of the white tiger 65
- Undress me fast 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 60
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
68Recensione di Dust pubblicata il 17.11.2014. Articolo letto 893 volte.
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