Emilio De Biase «Interplanetary Voyage Aboard A Six Strings» [2014]
Recensione
Non è facile recensire gli album cosiddetti “Guitar Hero”, dove in alter parole il chitarrista è la star del disco, poiché è facile, se non sei un nome famoso, cadere dalle grazie del pubblico di questo genere musicale, notoriamente molto pignolo e particolarmente intransigente. Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia, che non è solo quella riguardante la tecnica chitarristica, ma quella del feeling delle composizioni, che affascina anche l’ascoltatore più standard e meno specializzato.
Bene, il lavoro solista di Emilio De Biase è ovviamente ben fatto e ben congegnato, ben suonato, ma è un po’ in mezzo a queste due caratteristiche, e non riesce bene a soddisfare né l’una né l’altra delle fasce di pubblico. A livello di perizia tecnica, il cd è fatto bene, ma spesse volte la chitarra è un po’ troppo distorta e il suono si sporca quando il nostro Emilio deve eseguire fraseggi importanti come in “One night of emotions”, e quindi ci siamo ma non abbastanza, e dal punto di vista della fruibilità dell’album il discorso è esattamente lo stesso: ci siamo anche qui, visto che l’opener “The bearers of humanity” è una grande opener che fa proprio presagire l’inizio di un viaggio durante l’ascolto dell’album, e anche “Olber’s Paradox” prosegue questo feeling, proseguendo il discorso dell’opener, solo che probabilmente Emilio esagera e mette talmente tanta di quella carne al fuoco che l’ascoltatore medio fatica un po’ a raccapezzarsi nell’album dopo un po’ di tracce, perché il cd è complesso e intricato, non ha una canzone più basilare, da singolo, una ballad, e dopo un po’ il senso di disorientamento diventa forte. Certo, abbiamo episodi più melodici, come “Memories of life”, molto bella, e “One night of emotions”, ma per contro ci sono brani dove ti ci perdi, come “Inevitable Milkomeda”, e in generale direi quasi che l’album chiede ancora un po’ troppo all’ascoltatore come attenzione, come se alla fine fosse fatto da un chitarrista per chitarristi.
In conclusione: “Interplanetary...” non è male ma si può e si deve fare di più, scindere meglio la parte tecnica da quella più easy listening e curarle entrambe, nonché stare più attenti ai particolari, che in questo genere sono proprio quelli che influenzano la riuscita del disco. Disco di per sé bello, ma visto che la concorrenza è alta, il nostro De Biase deve alzare ancora di più il tiro per distinguersi.
Track by Track
- The bearers of humanity 70
- Olber’s Paradox 70
- The eternal wandering 70
- Memories of life 70
- The milky way's hungry monster 65
- One Night of Emotions 70
- Inevitable Milkomeda 60
- ...A nice trip in a time machine 65
- Aidil’s Sky 70
- The mission Kepler 65
- The three super hearts 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 70
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
67Recensione di Snarl pubblicata il 01.12.2014. Articolo letto 1510 volte.
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