Mind Control «Heptagon» [2014]

Mind Control «Heptagon» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
02.12.2014

 

Visualizzazioni:
2072

 

Band:
Mind Control
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Titolo:
Heptagon

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Simone Evangelista :: vox
Simone Alberto Grifone :: clean vox
Massimo Boffa :: guitar
Marco Tomassetti :: bass
Luca Nicolucci :: drums

 

Genere:
Prog Death Metal

 

Durata:
46' 0"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
09.09.2014

 

Etichetta:
Revalve Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Album di debutto per gli abruzzesi (e conterranei) Mind Control, che con questo disco uscito sotto Revalve Records ci propongono 7 tracce più intro di una musica straordinariamente difficile da definire. Sì perché sulle prime l’album sembra solo un buon album deathcore, ma ben presto non è così: la voce non è solo urlata e anzi c’è un cantante pulito appunto per questo, i riffs spesse volte sembrano riferirsi al death melodico e rifuggono gli stereotipi dei generi che finsicono per core, e addirittura a volte il feeling è power, un po’ cupo, ma pur sempre power. E tutto questo senza dimenticare assoli di tastiera qua e là e anche digressioni musicali che spaziano ancora di più e che conferiscono un che di prog all’album.
Confusi? Vi capisco se lo siete, ma il punto di forza di Heptagon è proprio questo: una musica che non ha paura di sperimentare e che riesce nell’arduo compito di mettere tanta carne al fuoco riuscendola però a cuocere bene tutta, o quasi. Per questo motivo facilmente ci si potrà trovare ad apprezzare la title track, che è la migliore del lotto, nonché “Visions”, opener vivace e frizzante che eccelle sia nelle parti lente che in quelle soliste. Altrove si può anche apprezzare la buona “The end of everything”, vagamente più easy listening in quanto melodico, e “Seven”, più orientata a sonorità tipo gli Strapping Young Lad.
Ne risulta dunque un album senz’altro buono e apprezzabile da chiunque apprezza lo spaziare tra generi e l’ecletticità compositiva, anche se va detto che in quest’album c’è una soluzione stilistica usata in quasi tutti i brani, cioè contaminare la canzone con interventi solisti lunghi e lontani dal genere metal. Ne siano esempio quello di “Memories”, un po’ troppo lungo, quello di “The civilization” che addirittura solca lidi smaccatamente jazz, a quello di “Utopia”, che sconfina in un simil tango con tanto di fiati campionati e fisarmoniche. Il risultato non l’ho gradito granché, in parte perché è una soluzione troppo ripetuta, ma anche perché dà all’album un che di troppo tecnico fine a sé stesso e che non tutti potrebbero apprezzare, limitandone quindi l’audience.
Ciò non toglie che chi non si pone problemi dal punto di vista dei generi musicali e non si fa problemi a sconfinare fuori dal metal, ha un disco che personalmente glielo consiglio caldamente. Gli altri gli dessero prima un ascolto.

Track by Track
  1. Zero (Intro) S.V.
  2. Visions 75
  3. Memories 70
  4. The civilization 65
  5. Heptagon 75
  6. The end of everything 70
  7. Utopia 65
  8. Seven 75
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 70
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 70
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
71

 

Recensione di Snarl pubblicata il 02.12.2014. Articolo letto 2072 volte.

 

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