Kattah «Lapis Lazuli» [2014]
Recensione
Secondo album per I brasiliani, ma appassionati dell’Arabia, Kattah, che con questo “Lapis Lazuli” ci presentano un cd heavy power a due facce: da una parte davvero ben fatto, dall’altra un po’ sciupone.
Il fatto è che i Kattah si rivelano essere una band eccellente dalla seconda alla settima canzone, con canzoni tipo la seconda ad essere un esempio brillante di heavy power corale e abbastanza neoclassico, la terza più prog e la quarta più atmosferica a colpirmi di più, suonate in maniera perfetta e cantante in una maniera suprema, con una voce parecchio in stile Bruce Dickinson se non addirittura emulatrice del cantante dei Maiden. Se il cd fosse così, questo dei Kattah sarebbe un album molto buono e potente, da incorniciare, in poche parole. Eppure non è così: sembra che “Lapis Lazuli” debba essere allungato a forza, quasi che perseverare un po’ su queste sonorità non sia bastato, e allora fanno la loro entrata brani meno ispirati come una opener che francamente unisce male parti più rabbiose a ritornelli più solari, e le canzoni nella parte finale dell’album, che sanno francamente di riempitivo e di meno ispirato, come se la band dovesse prendere più elementi ispiratori anche se non amalgamati alla perfezione. Ne risulta una ballad anche carina ma un po’ non necessaria come “Land of god”, una incerta e lunga “You will never be dead”, e una secondo me non necessaria “Last chance”.
Insomma: sembra che i Kattah vogliano provare a fare altro oltre al loro ottimo heavy power, ma il risultato va bene solo quando si mantengono sulle sonorità più classiche, mentre invece quando provano a mettere qualcosa di più i loro brani mostrano diverse spigolosità e risultano scorrere meno, come fossero un po’ troppo pretenziosi. Certo, la parte migliore dell’album riesce a coprire bene questo difetto, ma ne compromette in parte la riuscita globale e francamente non ne riesco tanto a trovare un senso. Poi magari c’è a chi piace... Disco consigliato per gli amanti dell’heavy power tipo Maiden, Angra e Savatage, nonostante qualche asperità e qualche stravaganza di troppo.
Track by Track
- Behind the clay 60
- Inside my head 85
- Apocalypse 80
- Alpha centauri 80
- Vetus espiritus 75
- Rebirth of pharaohs 75
- The hidden voice 75
- Lapis Lazuli 65
- A capoeira (Intermezzo) S.V.
- Land of god 70
- You will never be dead 65
- Last chance 65
- Untitled (Outro) S.V.
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 70
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
73Recensione di Snarl pubblicata il 20.01.2015. Articolo letto 1499 volte.
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