Ancient Rites «Laguz» [2015]
Recensione
Strano caso questo dei famosi belgi Ancient Rites, band che dopo un capolavoro come “Dim Carcosa” fece passare tanti anni prima di “Rubicon”, e ancora più anni per questo sesto album “Laguz”, perché gli Ancient Rites sono una band magnifica, il cui songwriting ha sempre stupito per l’originalità del sound, consistente in un metal estremo che via via è andato diventando sempre più sinfonico, grandioso e magniloquente, intrecciandosi sempre più fittamente col metal estremo più orgoglioso di gruppi come i Bal Sagoth ma anche degli Skyclad, addirittura fino a sembrare in questi ultimi due album una specie di power/extreme metal, dove la pomposità del genere, la narrazione e chitarre che più di una volta intervengono a donare una spiccata vena metal classico al genere musicale proposto non cozzano assolutamente con una sezione ritmica davvero notevole, spesso in blast beat e che rafforza l’intensità epica del genere.
E questa evoluzione, già accennata in “Rubicon”, qui è ancora più completa, con l’opener “Carthago...” e alcuni brani in chiusura ad essere più cupi e vagamente più black metal, mentre nel resto dei brani prevale la vena classica, come la pomposissima “Under the sign of Laguz” a risaltre, insieme alla violenta ma pur sempre particolarmente orecchiabile e atmosferica “Von gott entfernt”, mentre “Legio V Alaudae” manifesta una padronanza dei propri strumenti impressionante, che permette agli Ancient Rites di passare tranquillamente da moods power ad altri più furiosi con una naturalezza incredibile e davvero gustosa. Poi sì ok: il disco è un po’ monodirezionale, spesso si va veloce e basta a livello di batteria ed oltre all’intensità delle tastiere che sono poi corrette nei momenti più oscuri da abbaglianti fraseggi chitarristici, mancano forse tempi medi e quelli lenti sono centellinati, ma non importa l’intensità e la vivacità dei moods di questi brani stupiscono e sopperiscono particolarmente bene a questo dettaglio, rendendolo insignificante e definendo “Laguz” uno tra i dischi che recentemente mi hanno colpito. E mi stupisco di come mai non abbiano sfondato così tanto questi ragazzi... motivo in più per dare una chance e accorgersi di questa talentuosa band, per chi non l’avesse ancora fatto. Rimediate ora!
Track by Track
- Golden Path to Samarkand (Intro) S.V.
- Carthago Delenda Est 85
- Under the sign of Laguz 90
- Von gott entfernt (Bij nacht En Ontij) 90
- Apostata (Imperator fidelis) 90
- Legio V Alaudae (Fifth larks legion) 90
- Mind unconquered 85
- Umbra Sumus (We are shadows) 80
- Frankenland 80
- Fatum (Outro) S.V.
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 85
- Qualità Artwork: 85
- Originalità: 95
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
87Recensione di Snarl pubblicata il 05.03.2015. Articolo letto 1569 volte.
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