Hellgeist «Hellgeist» [2014]
Recensione
Ricordo bene di aver recensito tempo fa gli Hellgeist nel loro EP di debutto del 2012, e quell’EP col senno di poi non lo trovo niente di che: era una band che provava e riprovava a fare groove, ma pur non facendo schifo, il livello dei brani era parecchio nella media, paragonabile alla tipica band groove metal che sentite nel weekend in qualche concerto e che doveva lavorare sulla potenza dei brani e sulla personalità, soprattutto. Va meglio con il loro primo full length auto intitolato, che racchiude 8 canzoni in appena meno di mezz’ora di musica ma non siamo ancora al top.
E spiego perché: anzitutto va detto che la band si è impegnata e nella prima canzone, “Last breath”, finalmente con un groove metal degno di questo nome, abbastanza potente e ben riuscito, e per quanto la band resta debitrice ai Pantera e agli Extrema, volendo, ciò non toglie che in “Black Bells” e “Mindead” fa un buon lavoro e riesce ad imporsi abbastanza bene, anche con “Blood faith” sugli scudi, che sono gli episodi migliori del disco. A questo va anche detto che la band associa anche canzoni meno riuscite non per la qualità ma perché si battono altri lidi musicali un po’ in maniera superficiale, come “Emily” che sembra giusto un citare i Testament per sommi capi, o “Your world” che tenta atmosfere diverse un po’ come (forse) ogni tanto facevano i Pantera stessi, ma con un risultato che secondo me risulta fin troppo leggero ed è quasi alternative, mostrando che forse gli Hellgeist hanno un songwriting non ancora così poliedrico. Tuttavia, non è tanto questo il problema maggiore di questo cd tutto sommato ben fatto: il vero problema è che questo cd sa, complessivamente, di “Pantera scaled down version”, con tutti i pro e i contro, dove i pro sono senz’altro uno stile musicale abbastanza poco battuto attualmente (sono passati i tempi dove di cloni dei Pantera era pieno il mondo!) e con qualche bella canzone, e i contro sono il fatto che questo cd è per una nicchia di mercato molto ristretta, cioè quella che è rimasta ai Pantera disdegnando tutto ciò che finisce per “core”, ma che non è abbastanza chiusa di mente per non rigettare tutto ciò che non sia originalmente firmato dall’ascia di Dimebag.
In altre parole: gli Hellgeist migliorano, ma forse occorre aggiornare il proprio sound un po’, lavorare ancora di più sulla personalità e in definitiva crederci di più, allontanandosi da certi numi tutelari ingombranti. Disco consigliato per i nostalgici di certo Groove Metal d’annata.
Track by Track
- Last Breath 70
- Again 65
- Black bells 70
- Mindead 70
- Your world 55
- Emily 60
- Blood Faith 70
- Hell 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 60
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
65Recensione di Snarl pubblicata il 16.03.2015. Articolo letto 1790 volte.
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