What Awaits Us «Awake» [2014]
Recensione
L’accattivante copertina che ricorda vagamente il finale del film “30 giorni di buio” dove Josh Hartnett si ritrova con il volto sbriciolato dal vento e dalla luce dell’alba mattutina dopo essersi trasformato volontariamente in una sorta di demone, fa da sfondo ai finnici “What Awaits Us” che con “Awake”, album di esordio , si sollevano in maniera quasi surreale dalla massa delle band che cercano quasi quotidianamente ed invano di realizzare qualcosa di epico vivendo talvolta, anche con un pizzico di presunzione, nella convinzione di esserci riusciti. Qui il discorso è totalmente diverso, abbiamo la vera eccezione a cominciare dall’estrema abilità del cantante di regalare degli scream unici nei quali risulta estremamente difficoltoso trovare il benché minimo difetto. Il sound è un susseguirsi costante di energia capace di risollevare chiunque e prepararlo a rialzarsi in piedi dopo una qualunque mazzata quotidiana. Il sound spazia tra momenti di agghiacciante violenza a momenti soavi, riflessivi e a tecnicismi di rara fattura che caratterizzano lo style di questa incredibile band. L’opening è “Circles”, brano il cui intro fa da tappeto alla strepitosa violenza pronta a sprigionarsi a suon di riff e palm muting; a seguire ci sono “Dark Horse” e “Ascend” brani che decollano in ogni punto senza alcun tipo di debolezza, il drumming è assolutamente coinvolgente doppia cassa simile a un mitra impazzito con accompagnamenti distorti sia in arpeggio che non, che inevitabilmente entrano subito in testa, con una cattiveria estrema. E’ poi la volta di “W.M.H.B” in cui sembra addirittura di percepire lo stile e la violenza estrema dei grandi Meshuggah. Il clima non certo si placa con le successiva aggressività di “Victims” e “Labyrinth of Deception” dove la maturità compositiva del gruppo raggiunge l’apice; l’estrema forza dei brani non perde un colpo neanche nei brani finali grazie anche all’unione di più atmosfere che si alternano tra loro generando componenti creative assolutamente di rilevante pregio. Molto belli gli arpeggi di stacco momentaneo in “Out Came The Wolves”. Il tecnicismo e la capacità a senso unico vola alle stelle in “Event Horizon” brano conclusivo del disco che pone su questa incredibile e giovanissima band il proprio marchio di fabbrica. Un album di tale livello può solo che essere consigliato sia per la tecnica che per l’estrema intensità ed energia che sprigiona all’interno del quale è pressoché impossibile esercitare giudizi di critica.
Track by Track
- Circles 85
- Dark Horse 90
- Ascend 80
- W.M.H.B. 90
- Victims 80
- Labyrint of Deception 80
- Through Defeat 70
- Ghosts Recede 80
- Out Came the Wolves 80
- Event Horizon 85
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 85
- Qualità Artwork: 85
- Originalità: 85
- Tecnica: 90
Giudizio Finale
83Recensione di Wolverine pubblicata il 02.04.2015. Articolo letto 1178 volte.
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