Scarab «Serpents of the Nile» [2015]
Recensione
Gli Scarab, il cui nome porta quasi subito a pensare, come giusto che sia, all’antico Egitto, sono una Death Metal band di strepitosa fattezza, originaria del Cairo, imparentati per le tematiche ai cugini statunitensi Nile, propongono questo secondo full lenght dal titolo “Serpent of the Nile” a distanza di cinque anni dal primo lavoro “Blinding The Masses”. Con una corposa line up di sei elementi, danno piena prova della propria capacità di esecuzione e composizione che è estrema al punto giusto, i suoni sono scanditi ottimamente e quindi rendono possibile la percezione di cambiamenti e delle variazioni musicali proposte all’interno dei singoli brani che sono quasi costantemente accompagnati da un sottofondo eseguito tra chitarre e tastiera che inducono l’ascoltatore a chiudere gli occhi e lasciare cha la propria mente venga condotta nel clima delle piramidi egizie unito alla fastosità vissuta all’epoca dei grandi faraoni. La caratteristica saliente del lavoro è quella di utilizzare dei motivi arabeschi in chiave metal che orna in maniera esemplare sia il sound sia la creatività dei lead solo che vengono praticamente sempre eseguiti su scale armoniche arabeggianti. Creatori del proprio destino, è questo in sostanza il messaggio che gli Scarab vogliono lasciarci, con la morte termina ogni cosa e l’uomo, attraverso il viaggio intrapreso con la sua esistenza e quindi con la vita, raggiunge uno stato di perfezione grazie alle conoscenze apprese dagli Dei durante questo lungo viaggio. Ognuna delle lunghe otto tracce proposte, è in pratica una parte di viaggio con annessa l’esperienza appresa dalle divinità, si parte con l’intro strumentale “Calling Forth the Ancient Spirits of Kemet” che è in pratica l’apripista per la successiva “Visions of a Blood River” l’inizio del viaggio, un brano maestoso carico di iniziativa con un sound colmo di fraseggi e motivi impossibili da dimenticare; ogni brano ha una particolarità sia musicale sempre tirata il giusto con pause che non offuscano un solo istante questa l’eccelsa opera; brano senz’altro meraviglioso è “ Funeral Pharaon” la cui prima parte strumentale si trasforma in qualcosa di possente e scuro quasi a simboleggiare la morte. Ed è proprio questa la tematica del brano, lo spirito dell’uomo è timoroso di vedere cosa c’è dopo la morte, imparare nuove cose e, nel reincarnarsi in nuova successiva vita, evitare di fare gli errori di quella precedentemente vissuta. Un album strepitoso che per comprenderne fino in fondo il senso musicale e non, merita solo di essere acquistato.
Track by Track
- Calling Forth the Ancient Spirits of Kemet 85
- Visions of a Blood River 85
- Spells of Coming Forth by Day 90
- Serpents of the Nile 90
- Pyramid of Illusions 95
- Funeral Pharaon 100
- The Afterlife Illusions 85
- Days of a Burial Mask 90
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 90
- Qualità Artwork: 90
- Originalità: 95
- Tecnica: 95
Giudizio Finale
91Recensione di Wolverine pubblicata il 04.04.2015. Articolo letto 1523 volte.
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