Dionisyan «The Mystery of Faith» [2015]
Recensione
Lavoro in chiave Doom “Death” hard tones Metal per questi intraprendenti Dionisyan, gruppo palermitano capitanato prevalentemente da Tregor Russo che con questo “ The Mystery of Faith” ad otto tracce, ci conduce con il suo particolare sound in una dimensione assolutamente astratta, cupa e surreale. Sostanzialmente tutto il lavoro è stato eseguito, come detto, da Tregor Russo che in passato ha musicalmente collaborato con bande quali Sortilegium, Eriaminell e Leper Divine e che può in poche parole essere considerato un factotum del disco visto e considerato che suona quasi tutti gli strumenti incluso anche il cantato maschile in chiave gregoriana, avvalendosi solamente dell’aiuto del growl vocale di Ignazio Conticello per la totalità dei brani e per la parte lirica in chiave sempre gregoriana di Maryanne Bonfante. L’ascolto del progetto conduce con immediata facilità in un clima tenebroso, dove è facilmente percepibile lo scontro tra bene e male, tra la vita e la morte tra il fuoco delle tenebre e il freddo glaciale della fine. Il sound è per l’appunto principalmente il Doom Style che viene sfruttato al solo fine di creare un’atmosfera tenebrosa e spettrale, non esistono brani spacca timpani o tirati a suon di rullate tra mega riffettoni, lead guitar o quant’altro ma solo un clima quasi demoniaco che emerge soprattutto durante le parti suonate in acustico talvolta attraverso l’impiego di altri strumenti che trasmettono funeree sensazioni. Il brano d’apertura “ Shadow of destiny”, con partenza acustica, prepara l’entrata della chitarra elettrica sempre in stile doom quasi a ricordare i grandi Paradise Lost con la differenza che i brani sono molto lenti e costanti, quasi a spegnersi; anche la successiva “Lilith (Angel of Seduction)” è indicativamente strutturata come la precedente con il sound doom style di chitarra con l’ applicazione in alcuni tratti del brano della doppia cassa che lascia un discreto effetto il tutto poi si particolarizza con i cantati in stile gregoriano e il suono buio e misterioso che conclude il lungo brano; “Clouds Under the Moon” viene arricchita nell’esecuzione da tratti in chiave classica con l’impiego di violoncelli e il cantato in chiave gregoriana che rimane sempre abbastanza suggestivo. Meritevole di pregio il cantato in chiave growl che dimostra la giusta adattabilità su un contesto musicale particolare come questo. I rimanenti brani sono cadenzati allo stesso modo senza troppa inventiva con l’inserimento dei vari strumenti arpe incluse. Un lavoro che, seppur apprezzabile, dimostra in ogni caso la possibilità di un maggiore perfezionamento e crescita da parte del gruppo.
Track by Track
- Shadows of Destiny 55
- Lilith (Angel of Seduction) 60
- Lost Time 50
- Clouds Under the Moon (Missa Defunctorum) 55
- Chain of Thorns 60
- Torment and Ecstacy 50
- Stigmatized (Touch my Hands) 60
- Lament of Dying Angel (Requiem) 50
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 60
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 55
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
58Recensione di Wolverine pubblicata il 05.04.2015. Articolo letto 2059 volte.
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