Thirteenth Hell Level «Thirteenth Hell Level » [2014]

Thirteenth Hell Level «Thirteenth Hell Level» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Wolverine »

 

Recensione Pubblicata il:
14.04.2015

 

Visualizzazioni:
991

 

Band:
Thirteenth Hell Level
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Titolo:
Thirteenth Hell Level

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
- Consonni Fiorenzo "Flow" :: Guitar
- Mazzucchelli Roberto :: Guitar
- Agliardi Simone "Cella" :: Bass
- Massari Luca :: Drum
- Cressi Federica :: Voice

 

Genere:
Hard Rock

 

Durata:
43' 34"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2014

 

Etichetta:
Autoproduzione

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
Atomic Stuff
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Recensione

Disco d’esordio per questi connazionali Thirteenth Hell Level (T.H.L.) di Brescia formatisi, dopo una serie di mutamenti all’interno della line up nel 2010 e che propongono un full lenght di otto brani in chiave prevalentemente Hard Rock oltre due cover quali “Honky Tonk Woman” dei Rolling Stone e “Born to be Wild” degli storici Steppenwolf. Lo stile che contraddistingue questa band e che sin da subito cattura l’attenzione, grazie soprattutto al senso costruttivo e diretto della ritmica in totale chiave hard rock, porta l’ascoltatore a reputare positivamente la capacità musicale che è insita nel gruppo. Straordinaria, quasi sensuale, la splendida voce della singer Federica Cressi che lascia trasparire in maniera quasi sinergica la propria personalità in ogni singolo brano. Il disco, le cui tematiche affrontate abbracciano diversi avvenimenti della vita tra cui la morte, la guerra, la droga, le indecorose vicende di cui possiamo rimanere vittime involontarie, si apre con l’opening “Master Dominio”, brano veloce che rispecchia sin da subito lo stile rocchettaro del gruppo; è poi la volta della cover “Born to be Wild” che si attiene abbastanza alla versione originale senza particolari stravolgimenti, così come anche l’altra cover “Honky Tonk Woman” dove prevalente è l’ottima interpretazione della parte cantata. “Erythroxylum” appare un po’ offuscata forse a causa del sound non tanto brillante; la successiva “Longway to Redempion”, brano con intro in acustico, con un rock molto caldeggiato, parla del viaggio che tutti un giorno affronteremo verso la morte; il brano “War” viene proposto senza un particolare timbro musicale che appare un po’ bigotto ma che comunque viene ripreso dal cantato che resta veramente singolare. Con “Somewhere”, brano placato come il mare al tramonto, si raggiunge l’apice della brillantezza del cantato dove emerge un indiscusso agio che si appoggia come per magia sulla parte strumentale. Si preme sull’acceleratore della rabbia con “Forget” un pezzo hard rock con un riff degno di prepotenza e di cattiveria così come anche nell’ultimo brano “Sociopathic” carico di ritmica che dimostra la capacità e la padronanza di poter passare con semplicità da momenti soft a momenti in chiave più Hard. I T.H.L. danno piena prova di avere una propria personalità compositiva in grado di etichettare il proprio sound che, in ogni caso, seppur meritevole, può senz’altro offrire molto di più magari, suggerirei, attraverso l’apporto di sonorità leggermente migliori.

Track by Track
  1. Master Dominio 60
  2. Born to Be Wild 65
  3. Really Cruel 60
  4. Honky Tonk Woman 55
  5. Erythroxylum 60
  6. Longway to Redemption 80
  7. War 65
  8. Somewhere 60
  9. Forget 70
  10. Sociopathic 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 60
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 70
  • Tecnica: 65
Giudizio Finale
66

 

Recensione di Wolverine pubblicata il 14.04.2015. Articolo letto 991 volte.

 

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