Cris Pinzauti «Black» [2015]
Recensione
Lavoro solista in chiave all acoustic per il fiorentino Cris Pinzauti che ci svela con questa sorprendente esecuzione un esempio della propria sensibilità artistico-compositiva. Il disco dal titolo “Black”, contenente otto brani tutti interamente realizzati e suonati personalmente con l’aiuto sporadico di qualche amico, tra cui anche quello di suo fratello Marzio, da adito al fatto che trattasi di un piacevole e tranquillo lavoro dove l’essenziale è la regola. In effetti, le song realizzate, tra cui spicca anche una splendida cover degli Iron Maiden “Wasted Time” eseguita tutta in acustico, hanno una durata complessiva di circa ventisei minuti che vengono assorbiti rapidamente e che lasciano quella sensazione di entusiasmo proprio per la semplicità dello stile compositivo adottato dell’autore che trae ispirazione da personaggi abbastanza insoliti tra loro quali Johnny Cash, Neil Young, Peter Gabriel generando una sorta di Rock che in sostanza, una volta terminatone l’ascolto, fa subito venire la voglia di riproporlo. Quanto alle tematiche trattate, diverse e varie tra loro, spaziano tra la paura, l’abbandono, il sesso clandestino, il cinismo e, ovviamente, come ripreso dallo stesso titolo dell’album, dal lato oscuro della nostra vita. Si parte con l’intro “The devil in the closet” dal quale si percepisce un buon fraseggio di chitarra come anche nella successiva “My black is back” dove, dal tenore canoro del Pinzauti, emerge la voglia di fare ma fare con il cuore e con la mente non con l’obiettivo prefissato di realizzare l’album della propria vita; ed è proprio questo il bello: ciascuna canzone realizzata ha una durata molto limitata e questo a riprova del fatto che il musicista vuole farci assaporare l’essenzialità del proprio tocco e della propria espressività compositiva che non ha certo bisogno di strafare per dimostrare qualcosa che, al contrario, viene pacificamente raggiunto lasciando quell’impressione giusta e corretta nell’ascoltatore. Tra i brani emerge la sensazionale realizzazione di “Wasted Years”, cover interpretata nella sua essenza con un tocco acustico sorprendente e con un’altrettanta bravura canora. Con “Down” invece si assapora una melodia realizzata con un bel arpeggio e con un ottimo ritmo percussivo innescato dal basso acustico. “The vampire’s Lullaby” brano suddiviso in due parti dove, la prima, strumentale da assaporare sotto il portico durante una sottile pioggia e la seconda, invece, ulteriormente arricchita dal cantato quasi un po’ inquietante ma che lascia un evidente segno dell’animo dell’ascoltatore. Sorprendente è invece la successiva “ Forever yin Forever Yang” brano più animato che grazie anche alla presenza del chitarrista Marco di Maggio diventa un qualcosa di sorprendente per la completezza dei fraseggi acustici e la ritmica coinvolgente. Il disco si conclude con “Zombie Attack” dove si anticipa cosa succederà un giorno quando il rock morirà e saremo vittime di un’ invasione da parte degli zombie; in questo brano, sempre realizzato espressivamente in maniera assolutamente eccelsa, troviamo Iacopo Meille alla voce che, in maniera quasi divertita, dà dimostrazione di sdrammatizzare ulteriormente l’eventuale, ma più che altro sin troppo fantasiosa, prospettiva di invasione dal risveglio dei morti. Un album che nel complesso arricchisce mentalmente e musicalmente; se ne consiglia l’acquisto!
Track by Track
- The Devil In the Closet 75
- My Black is Back 75
- Wasted Years 80
- Down 65
- The Vampires Lullaby 70
- Forever Yin Forever Yang 80
- Hellbound Train 70
- Zombie Attack 80
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 75
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
73Recensione di Wolverine pubblicata il 22.04.2015. Articolo letto 2549 volte.
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