Recensione

Nei primi anni 2000 vivemmo un revival della musica punk e ska, e si assistette ad una vera e propria genìa di nuove band che, attingendo ai grandi nomi del (tutto sommato recente) passato e miscelando con tocchi pop e produzioni - promozioni attuali lanciò una vera e propria moda. Ecco che da fenomeno e musica di ribellione, il punk divenne la musica della (pseudo)ribellione adolescenziale di migliaia di "millenials".
Il quartetto croato dev'essere figlio di quell'ondata, sebbene si sia assemblato nella sua forma attuale soltanto nel 2010 (quando, per la cronaca, la moda imponeva indie-rock ai primi hipster europei).
La cover fumettosa e scherzosa, le ritmiche veloci, le chitarre taglienti e i soli sghembi del loro secondo lavoro, edito in vinile, riportano appunto al revival punk di inzio millennio, ma i quattro cercano di migliorare la classica ricetta mettendoci dentro nuovi ingredienti musicali (rockabilly ["Wow?!"], rock-n-roll ["Climax"]) o strutturali (la doppietta intro lento e pezzo furioso dai titoli contrapposti, tutt'altro che nuova e interessante ["Death To All That Is Anti Rock", "Anti-Rock"], la traccia outro di scarso spessore ["Doom mood"]).
Ancora, suoni passabili - la chitarra almeno non è stereotipata come il genere imporrebbe -, testi (e nome della band) prescindibili. Questo lavoro non va molto in alto, e sia musicalmente che liricamente ha poco da aggiungere a discorsi già fatti da anni - e ci giunge infatti come un richiamo dal passato: piacerà ai nostalgici o ai punk-rocker più festaioli, ma lascerà indifferenti gli altri.

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