The Cyon Project «Tales of Pain» [2015]
Recensione
Un progetto veramente fuori dagli schemi quello dei torinesi The Cyon Project che con il loro “Tails of Pain” ci propongono un concentrato si sonorità alternative, stoner e sinfoniche sempre in chiave Rock/Heavy.
La band formata nel 2009, è al primo al primo full length dopo l’uscita di due EP, un prodotto di sicuro di qualità, un song writing veramente originale, pieno di influenze: ad un primo ascolto può sembrare immediato il richiamo a Mike Patton e ai Queens Of The Stone Age, ma proseguendo ci si rende conto che c’è molto di più come contenuti. Purtroppo il lavoro non manca di sollevare qualche perplessità in parte sicuramente dovuta ad una produzione non di altissimo livello, in parte però emerge una certa eterogeneità all’interno della band che non riesce ancora ad esprimere il proprio sound in maniera matura.
I primi problemi che risaltano vistosamente sono nel mix e nella ricerca dei suoni, la voce è veramente sbilanciata e buca il sound completamente, rimanendo sempre fuori dal mood dei brani anche dove grazie a passaggi di dinamica estremamente ben concepiti, dovrebbe farsi da parte. Il sound di batteria nemmeno convince troppo, una cassa un po’ inconsistente non permette un buon legame nella sezione ritmica, lasciando alla chitarra il compito di collante, il quale riesce abbastanza bene grazie ad un sound molto interessante, ma complessivamente manca impasto sonoro.
Anche le numerose sessioni sinfoniche risultano troppo sbilanciate rendendo veramente difficili da digerire gli ingressi estremamente violenti.
Mettendo da parte questi problemi tecnici, anche se importanti, il contenuto c’è, la band è capace di stravolgere il brano in qualsiasi momento cambiando completamente sonorità e strutture e questo gli dona una originalità sorprendente, anche se sembra avvertirsi poco legame tra le parti strumentali: si sente una forte componente Stoner sulla chitarra, richiami più moderni alla batteria e elementi alle tastiere/Synth sinfonici che però faticano ad unirsi per un risultato complessivo.
Va tenuto conto che si tratta del primo disco e che la band potrà esplorare ancora molto del proprio sound, quindi non c’è motivo di dubitare delle qualità di questi ragazzi che di sicuro non tarderanno a dare conferme.
Track by Track
- Joe 60
- Cheesy Song 60
- Mr. Creosote 65
- Riot 65
- Rulemaker 60
- Phantom Limb 60
- Isaac Foretold It 65
- Average People 55
- Rise Your Head 55
- Sandglass 65
- John Ryder 60
- Englewood's Hotel 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 50
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 80
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
64Recensione di Dust pubblicata il 01.05.2015. Articolo letto 1474 volte.
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