Madhour «Ghost Town» [2014]

Madhour «Ghost Town» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
07.05.2015

 

Visualizzazioni:
3118

 

Band:
Madhour
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Titolo:
Ghost Town

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Lau :: Singer
Paul :: Lead Guitar
Sarah :: Guitar
Ul Teo :: Bass
Michele :: Drum

 

Genere:
Heavy / Thrash Metal

 

Durata:
41' 45"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2014

 

Etichetta:
DeathStorm Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Scusate, ma per me non ci siamo. Il cd di debutto dei Madhour da Milano e Varese (Heavy/Thrash Metal, più heavy che thrash) sarà anche un disco fatto da ragazzi già attivi in altre bands, ma io proprio per questo non capisco. Voglio dire: senti “Killing Season” e già cominci a porti dei dubbi quando senti il primo riff che è la stessa cosa del primo riff di “Painkiller”, poi arriva il ritornello e senti una voce che non da del suo meglio perché tende troppo a seguire le note che prendono le chitarre, e in tal modo il brano perde efficacia. E purtroppo la situazione non cambia coi brani successivi: “I am violence” è già meglio a tiro come voce, ma qui è la band che musicalmente fa dei ritornello che rallentano e che sono poco speciali, così come “Wrong Reality”, dove dei riffs anonimi e addirittura talmente melodici da essere a mio avviso più adatti per un disco pagan rovinano l’album. “Beginning of disaster” è specialmente all’inizio imbarazzante: qui è sia la cantante a non tirare fuori chissà quale buona linea vocale, sia il gruppo a peccare, con dei riffs davvero banali, tipo quello dell’assolo. E neanche la carta dell’old school da pogata riesce, visto che “Hour of the mad” è un brano davvero scontatissimo e banale nei riff.
Più o meno, il cd si barcamena sempre tra questi difetti: riffs molto semplici e scontati, che forse proprio per l’eccessiva semplicità suonano più pagan o folk che thrash o heavy, rendendo quindi i brani anomali, una cantante anche brava ma che insiste troppo sulle sonorità alte finendo solo per rompere i timpani, e comunque con poca inventiva per quel che riguarda le soluzioni stilistiche vocali, per non parlare degli assoli o dei fraseggi di chitarra: davvero limitati all’osso. Solo “Dead men eyes" si salva, con un ritornello non male e arrangiamenti classici ma dal buon tiro, ma a questo punto essendo una sola canzone, può benissimo essere un caso, oppure l’oasi nel deserto se preferite.
Insomma: come ho detto, io non capisco. Per quello che a livello qualitativo underground esce in Italia, sia riguardo al thrash che all’heavy metal, questo cd è davvero poca roba. Un ripasso talmente sommario dei generi che sinceramente non trovo per niente competitivo, e anzi sciatto, superficiale e approssimativo. Dategli un ascolto se volete, ma nell’underground italiano c’è così tanta gente che fa meglio di loro che onestamente io al posto vostro finirei sempre per comprare prima qualche altro disco.

Track by Track
  1. Killing Season 55
  2. I am violence 55
  3. Beginning of disaster 45
  4. Wrong reality 55
  5. Hour of the mad 50
  6. Innsmouth re birth 55
  7. Dead men eyes 65
  8. River of blood 50
  9. Soul in the dark 55
  10. Straight through the eyes 55
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 60
  • Qualità Artwork: 60
  • Originalità: 45
  • Tecnica: 60
Giudizio Finale
55

 

Recensione di Snarl pubblicata il 07.05.2015. Articolo letto 3118 volte.

 

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