Tic Tac Bianconiglio «Il volto di Lewis» [2015]
Recensione
Senza una precisa classificazione del genere musicale proposto da questo duo ma che in ogni caso può essere dirottato tra un post rock - post punk con elementi new wave, i Tic Tac Bianconiglio rimangono per un certo senso intrappolati all’interno del mondo di Alice nel Paese delle meraviglie sprigionando da quell’incredibile mondo pregno di colorazione e fantasia per opera dell’autore Lewis Carroll, la loro terza opera intitolata “Il volto di Lewis”. Ciò che balza all’orecchio è subito il fatto che dietro la realizzazione di un sound quasi sincopato ma nel complesso correttamente eseguito anche se di poco impatto, si adagia la voce della cantante o meglio della narratrice che recita poeticamente con stile quasi gotico i testi composti da questo incredibile duo. Ammirevole in effetti è stata la scelta della band che, in questo preciso lavoro, ha deciso di intraprendere un cammino all’interno della mente dell’autore Carroll cercando di proiettare all’esterno la visione psicologica della fiaba che, in realtà, viene compiuta in maniera parziale e nebulosa perché il full lenght proposto ben poco ha a che vedere con la favola a noi nota. Infatti dai brani proposti si percepisce la voglia di esprimere concetti relativi ad apprensioni, stati di defezione mentale, malattie e luoghi tetri frutto della mente e degli incubi di ciascuno di noi, attraverso la dispersione delle parole al vento, che però non riescono quasi mai a colpire l’animo dell’ascoltatore che in realtà rimane un po’ annoiato a cagione dalla frequente lungaggine e ripetitività del sound prodotto. I distorti generati dalla chitarra sono molto semplici e quasi ipnotici tanto da farci sembrare il tutto appartenente ad un altro mondo illustratoci dalla pseudo recitazione e/o narrazione svolta da Cristina Tirella. L’ascolto di questo lavoro non appassiona effettivamente più di tanto probabilmente anche a causa della piattezza del contesto narrativo scelto rispetto al classico cantato. Gli otto brani proposti si susseguono l’uno con l’altro anche per la loro durata moderata lasciando comunque un paesaggio grigio e cupo come riflesso generato nella mente dell’ascoltatore; in sostanza, l’effetto che si ottiene dall'ascolto è parificabile al camminare in un bosco tutto grigio e nero e calpestare le foglie di pari colore senza mai alzare la testa. Sinceramente, abituati ai due discreti, precedenti lavori, ci ritroviamo questa volta su un piano compositivo di esiguo spessore.
Track by Track
- Memorie di un Amore Ritrovato parte 1 55
- Memorie di un Amore Ritrovato parte 2 55
- Nostalgie Catartiche 50
- Il Volto di Lewis 50
- Le Sue Orecchie Dietro la Porta 55
- Nella Tana del Brucaliffo 50
- Petali di Piombo 55
- Psicogenia 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 55
- Tecnica: 60
Giudizio Finale
55Recensione di Wolverine pubblicata il 08.05.2015. Articolo letto 933 volte.
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