SaturninE «Mors Vocat» [2015]
Recensione
Questo quinquetto tutto al femminile chiamato SaturninE, dopo aver dato alla luce nel 2012 un demo, ci presenta questo primo album intitolato “Mors Vocat” composto da ben sette brani, disponibile sia in CD che in Vinile, facendoci assaporare un doom dai tratti ben distinti che tendono a trasportare l’ascoltatore su una dimensione oscura e tetra proprio come quella trattata dal contenuto dei testi scritturato da queste intraprendenti ragazze. In effetti il tema culminante, come ci indica lo stesso titolo del platter, è rappresentato dalla morte che prima o poi ci aspetta alla soglia, inaspettatamente o meno, rappresentando una fase onnipresente nella vita di ciascuno di noi; per alcuni rappresenta addirittura la certezza di un traguardo determinata dall’autodistruzione del proprio io, situazione questa che molto spesso ha caratterizzato nel corso dell’esistenza la stessa vita umana dominata per la maggiore da uomini senza scrupoli che hanno coartato inevitabilmente la vita delle persone più deboli ma inconsapevolmente la propria dannazione eterna. Quanto alle tematiche, invece, viene prevalentemente trattata la sofferenza che il genere umano causa a se stesso e alla terra dove c’è comunque la possibilità di trovare nuove alternative di vita che però devono condurre in una direzione ben diversa da quella del consumismo a cui siamo, purtroppo e spesso, abituati. Il primo brano proposto in maniera strumentale è “Mors Vocat” i cui effetti sonori introduttivi sembrano segnare un percorso che sta per condurci alla fine della nostra stessa esistenza, effetti che lasciano poi spazio ad una parte acustica poi supportata da un possente distorto con i tratti caratteristici del doom; a seguire “Moloch” dal sound fangoso e lento dove spicca, seppur in maniera un po’ opaca, un riff introduttivo ben calibrato che acconsente al successivo dinamismo che viene a innescarsi nell’intero brano; “Fangs in the Flesh” riff dalle sonorità sempre cupe apre al buon andamento proposto supportato dall’ottimo cantato proposto quasi in black metal style che appare, però, troppo sopraffatto dalla strumentazione; a seguire “Crimson Sand” con una sonorità introduttiva dal tratto oscuro proposta dal basso che dà spazio all’avvio della ritmica poi supportata dalla parte cantata proposta straziante ma convincente. “Empire of Guilt” sempre dalla ritmica iniziale lenta ma poi più dinamica e intraprendente e dalla corretta proposizione dei distorti appare essere ancora una volta penalizzata a causa di una non ottimale registrazione che sembra lasciare un po’ indietro tutto il lavoro. “Bones & Regrets” dall’intro tenebroso, propone una ritmica sempre lenta ma colma di crash a cui è impossibile quasi resistere dall’agitare la testa, ritmica che poi viene proposta con una maggiorazione di velocità che non dispiace affatto; si conclude il lavoro con “ Escape from Reality” dall’intro pacato in acustico a dall’andatura ritmica semplice anticipa un successivo doom style dai distorti lenti e fangosi che poi ancora una volta si trasformano dando una positiva impulsività all’intero brano. Il lavoro di per sé piace, le idee ci sono, queste ragazze hanno grinta a volontà e sono convinte di quello che fanno, purtroppo vengono un po’ penalizzate della non brillante registrazione che, più che altro, sembra aver sfornato un live piuttosto che un lavoro di studio.
Track by Track
- Mors Vocat 60
- Moloch 60
- Fangs in the Flesh 60
- Crimson Sand 60
- Empire of Guilt 60
- Bones and Regrets 60
- Escape from Reality 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 55
- Qualità Artwork: 80
- Originalità: 75
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
66Recensione di Wolverine pubblicata il 01.06.2015. Articolo letto 1839 volte.
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