Forklift Elevator «Borderline» [2015]
Recensione
Debutto per i padovani Forklift Elevator, band fondata nel 2009, che parte subito alla grande con questo lavoro autoprodotto dal titolo “Borderline” proposto con un metal che ricorda per le modalità esecutive un po’ band del calibro di Pantera, BLS e Korn. Il full lenght, proposto con ben undici tracce delle sonorità taglienti e aggressive, è in grado di coinvolgere sin da subito anche le orecchie più pigre ed esigenti grazie alla dinamicità delle ritmiche e agli armonici che risultano in ogni brano sempre elaborate in maniera tutto sommato corretta. Dopo un Intro dai tratti quasi insignificanti, prende avvio il platter con “Misery” un brano quasi in stile Thrash assolutamente convincente in ogni suo punto dove il quinquetto dà dimostrazione che non è semplice stargli dietro e trovare punti di appiglio. Si prosegue con “Blackout” proposta con un hard rock intenso dai riff corposi in grado di trascinarsi tutto appresso; la tensione non cala neanche con la successiva “The Skin” che affronta sonorità un po’più moderne che prendono spunto su andature che ricordano, in questo caso, i BLS; il brano, nella sua pacatezza è vario, il lead solo ricorda il whammy e la leva vibrato del compianto Brother Dime; si prosegue con “Overload” piacevole ballata dai tratti western e south; “Damn Bug” si presenta con un riff tagliente come le unghie di un rapace che cattura la preda dall’alto per non lasciarla più; la ritmica nel complesso è moderata, ottima l’esecuzione della drum machine; “Struggle of life” offre un’andatura più spinta delle precedenti dove il cantato reagisce in maniera assolutamente brillante di fronte ai repentini cambiamenti ritmici; si prosegue con la successiva “Arey” brano dall’intro arpeggiato e dai tratti malinconici con un andamento complessivamente pacato che ben poco ha in comune con i precedenti realizzati; “Cathedral” con una ritmica iniziale più simile ai primi brani, poi assume i connotati un po’ simili a quelli di band alternative metal restando un po’ troppo priva di inventiva; “The Fog” andatura convincente, riff distruttivo, ritmica e lead solo ben eseguiti. Conclude “Dream Reaper” un hard rock ignorante e acido il giusto, andatura assolutamente coinvolgente. L’album per essere un esordio è complessivamente ben strutturato, ritmiche compiutamente eseguite, suoni nitidi e chiari in grado di offrire in generale, un piacevole ascolto.
Track by Track
- Intro 45
- Misery 75
- Blackout 70
- The Skin 70
- Overload 75
- Damn Bug 75
- Struggle of Life 70
- Arey 65
- Cathedral 65
- The Fog 70
- Dream Reaper 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 70
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
69Recensione di Wolverine pubblicata il 13.06.2015. Articolo letto 1765 volte.
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