Act of Departure «I Am Humanity» [2015]
Act of Departure
Titolo:
I Am Humanity
Nazione:
Italia
Formazione:
- Anto :: Lead Vocals;
- Paul :: Guitar;
- Zuc :: Guitar;
- Fede :: Bass, clean vocals;
- Tia :: Drums;
Genere:
Post-Hardcore / Electro
Durata:
32' 23"
Formato:
CD
10.07.2015
Etichetta:
Autoproduzione
Distribuzione:
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Agenzia di Promozione:
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Recensione
Originari di Modena gli Act of Departure ci presentano il loro album d’esordio intitolato “ I’ Am Humanity”, dopo appena tre mesi dall’uscita dal loro Ep di presentazione, offrendoci un concentrato di metalcore/post hardcore assolutamente moderno ben architettato anche grazie all’aggiunta di elementi dubstep sia orchestrali che in parte lirico canori alternati al classico growl ruggente e imponente. Il full lenght, composto di dieci brani, offre un quadro abbastanza chiaro anche per quanto concerne le tematiche trattate nello script dei singoli brani che, in sostanza, descrivono quel lento deterioramento che il genere umano, senza accorgersene, sta offrendo di sé stesso e che alla fine porterà all’inevitabile declino senza possibilità di ritorno. Dopo un intro intitolato “We’ve Lost the Way” parte il primo brano “Down top the Rabbit Hole” dal contenuto sinergico che, sin dai primissimi momenti, lascia scattare rabbiosamente la propria energia offrendo un buon approccio con il genere metalcore; segue “When We Were Wolves” brano ritmicamente dai tratti più pacati rispetto al precedente grazie anche all’inserimento di parti armoniche addirittura coadiuvate questa volta dal pianoforte; situazione questa che di seguito offre una ritmica, seppur lenta, ma assolutamente pregna di distorti dall’effetto significativamente positivo; si ha un interludio con il brano intitolato “So Bring Me Back Home” che anticipa il successivo “Caged Shadow” che vede la partecipazione del cantante MC Viper degli Damn City che, dopo un inizio abbastanza aggressivo, offre una parte cantata rilassante che si appoggia su una base arpeggiata per poi offrire in alternanza nuova intensità quasi in modalità rap core; l’ascolto prosegue con “The Great Tarantella” un brano dall’inizio quasi inutile che poi si riprende negli ultimi trenta secondi per l’aggressività metal core; molto appagante e ottimamente eseguito è il successivo “Jonestowe Massacre”, uno dei brani migliori del disco, potente, ritmico, cattivo e brutale che ben si alterna anche con l’inserimento di dubstep; “On To The Wreckage” brano nuovamente alternato tra momenti furiosi e aggressivamente coinvolgenti grazie al suond distorto generato dalle chitarre alternato a parti armoniche generosamente rifinite; il successivo brano “Ghosts and Ashes” dall’intro cupo e oscuro scatta successivamente a molla con la giusta aggressività con i tratti caratteristici del genere alternati anche con momenti pacati e sempre supportata dall’elettronica del dubstep; conclude il lavoro l’Outro con un pianoforte quadi malinconico “And Now I’M Fallin Again”. Il disco nel complesso appare offrire un discreto risultato grazie anche alla variabilità del sound che non è totalmente concentrata su basi stabili e quindi al lungo andare noiose, ma si alterna anche con sonorità più moderate e armoniche soddisfacenti.
Track by Track
- We’ve Lost the Way 60
- Down top the Rabbit Hole 70
- When We Were Wolves 75
- So Bring Me Back Home 60
- Caged Shadow 70
- The Great Tarantella 50
- Jonestowe Massacre 80
- On To The Wreckage 65
- Ghosts and Ashes 70
- And Now I’M Fallin Again 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 70
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
68Recensione di Wolverine pubblicata il 19.07.2015. Articolo letto 1639 volte.
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