Hanging Garden «Blackout Whiteout» [2015]
Recensione
Band finlandese questa degli Hanging Garden all’attivo dal 2004 con tre album un Ep alle spalle e questo nuovissimo “Blackout Without” che dimostra in un certo senso un’opera dei maturazione per questa band che ha in ogni caso dimostrato nel corso del tempo una certa evoluzione nella realizzazione del proprio sound e delle relative tematiche trattate. Questo lavoro di nove tracce uscito per l’etichetta Lifeforce Records ci presenta questa band in una veste più matura rispetto ai precedenti lavori grazie soprattutto alle sonorità che appaiono maggiormente curate e dettagliate in ogni direzione. Il genere, una via di mezzo tra Metal Melodico unito a venature doom, appare con tratti assolutamente nitidi e brillanti; le tematiche affrontate sono prevalentemente attinenti a contesti malinconici, oscuri e depressivi, mentre la parte cantata rimane circoscritta ad un ruolo esecutivo totalmente moderato che non spiazza mai l’ascoltatore da quel tipo di ambientazione cui questo lavoro tende prevalentemente a ricondurre. “Borrowed Eyes” apre il platter con una partenza dai tratti moderati e con venature doom inconfondibili e subito domate dall’accattivante e persuasiva interpretazione canora; il successivo “Witheout” ha un tratto introduttivo strumentalmente malinconico che viene ben amalgamato dal lavoro acustico della chitarra e del synth con un effetto molto accattivante e trascendentale; il successivo “Embers” si distacca quasi dai due brani precedenti proponendo una sonorità in synth quasi isolata che poi viene successivamente avvolta dalla ritmica melodica e pacata con un cantato ad elevata espressività; “Eclipse” offre ancora una volta un intro su base synth molto trascendentale supportato da una ritmica a distanza che prende sempre più corpo mostrando anche in questo caso un pacato ma sempre determinato effetto strumentale; “Aoede” propone ancora una volta un intro su base synth che nonostante tutto, indipendentemente dalla ritmica, appare un po’ similare come motivo ad un precedente brano; “Unearth” mostra un po’ gli artigli grazie all’accattivante sonorità dai tratti doom che lascia nel brano, grazie anche alle successive variazioni, un discreto effetto; la successiva “Words that Bear no Meaning” e la successiva “My rise is your fall” si mantengono sempre sugli stessi toni dei brani precedenti con una variazione migliore offerta dal secondo dei due brani citati che offre una migliore e più spumeggiante esecuzione strumentale che comunque non si distacca molto dalle ormai a andature a cui siamo stati sinora abituati. Conclude il disco “Blackout” sempre in alternanza tra pacato e dinamico in grado di non generare contesti di insoddisfazione grazie anche al cantato che si propone a tratti con alternanza più dura rispetto ai brani precedenti. Il disco dimostra una certa maturazione della band nella realizzazione strumentale e ritmica ma anche ambientale dei brani al punto da lasciare una discreta impressione soprattutto agli appassionati di questo genere.
Track by Track
- Borrowed Eyes 70
- Witheout 75
- Embers 65
- Eclipse 70
- Aoede 55
- Unearth 70
- Words that Bear no Meaning 75
- My rise is your fall 75
- Blackout 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 80
- Originalità: 70
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
71Recensione di Wolverine pubblicata il 29.08.2015. Articolo letto 1420 volte.
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