Dark Ravage «The Fall of Inner Sanctum» [2013]

Dark Ravage «The Fall Of Inner Sanctum» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Wolverine »

 

Recensione Pubblicata il:
27.09.2015

 

Visualizzazioni:
1272

 

Band:
Dark Ravage
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Titolo:
The Fall of Inner Sanctum

 

Nazione:
Lituania

 

Formazione:
- Necrontyr :: vocals;
- GarLoq :: drums;
- Robkė :: guitars;

 

Genere:
Black Metal

 

Durata:
47' 43"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
01.02.2013

 

Etichetta:
Forgotten Path
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Parlare di una band come questa dei Dark Ravage, significa intraprendere un viaggio verso l’est europeo e scoprire le matrici di derivazione del metal in quelle terre. Effettivamente questa band, proveniente addirittura dalla Lituania, presenta questo secondo lavoro intitolato “The Fall of Inner Sanctum” con uno stile black metal pregno di elementi strutturali diretti ad incuriosire l’ascoltatore nel tentativo di comprendere quali siano le effettive influenze e gli spunti adottati per questo lavoro dalle correnti norvegesi. Musicalmente i Dark Ravage iniziano la loro esperienza nel 2003 con alle spalle un demo datato 2005, un primo full lenght siglato 2007 e questo lavoro datato 2013. Da un punto di vista compositivo questo platter ad otto tracce ha numerosi elementi melodici al suo interno unificati a malinconia caratterizzante il sound norvegese; le andature sono per la maggiore spinte ma mai troppo e complessivamente risultano gelide come i paesaggi invernali a cui tendono sostanzialmente ad ispirarsi; le influenze del black metal norvegese, anche se assimilate solo in maniera parziale e limitata, paiono esserci più o meno tutte. Strumentalmente le ritmiche sprigionate della drum appaiono potenti e passionali così come anche quelle delle chitarre che per ogni nota suonata sprigionano odio e rabbia ma nello stesso tempo malinconia; la voce si immedesima perfettamente nel ruolo pur restando abbastanza legata alla propria sinergia ovvero non apporta mai estenuanti mutamenti emotivi al punto da apparire un po’noiosa; la band ha in ogni caso del potenziale stilistico tanto da essere correttamente in grado di scindere quella che è la propria capacità compositiva da quella che è l’espressività trasmessa nella musica. Brano d’apertura è “The Morning that Never Came” che ripercorre con un’andatura, alternata tra moderato e veloce, quelle che sono le influenze che hanno prevalentemente ispirato la band; i distorti sono incisivi, le ritmiche accelerate ma leggermente quasi offuscate. Con il successivo “Where Paths Disappear” si assiste nuovamente ad un contesto razionalmente competente con il genere anche se a tratti l’esecuzione sembra lasciarsi un po’ andare quasi al limite del percepimento dell’assenza di alcuni strumenti quale, nel caso specifico, il basso; le ritmiche del brano procedono in alternanza tra contesti veloci a momenti più depressivi lenti; l’ascolto prosegue con “Running from the Truth” brano che si allaccia al precedente ma che nel complesso si rileva complessivamente accattivante, grazie alle ritmiche e agli accompagnamenti delle chitarre che, nella loro gelida e rapida esecuzione, offrono un buon risultato. Il successivo “Drowning in Fresh Air”, brano più lungo del platter, parte con un acustico dalle andature depressive che dà poi spazio ad una feroce e diabolica ritmica dai toni aspri e determinati; anche “Wandering in Burning Cold” dalla partenza schietta, ritmata con maggior fantasia rispetto ai brani precedenti, tende però, nella seconda metà, ad assestarsi e a mantenere una linea un po’ troppo costante. “Fear to be Betrayed by Oneself” apre invece con un arpeggio acustico su cui si appoggia un motivo in grado di sprigionare una ritmica forsennata unificata ad un cantato estremamente aggressivo ma non troppo pulito; “Into abyss Out of This World” mantenendo un refrain di chitarre abbastanza uniforme, genera un’andatura moderata ma mai troppo aggressiva, che offre un po’ troppa monotonia. Conclude “ Void That Chaos Has Created” che apre con un arpeggio distorto armonico che, nella sua semplicità rimane accattivante; il brano si sviluppa su un motivo distorto che ben si equilibria con la ritmica che rimane complessivamente non troppo elaborata. La band dimostra di essere migliorata notevolmente da un punto di vista compositivo rispetto al suo primo lavoro ma nel complesso molti dei brani di questo platter restano un po’ sul generico necessitando di una più marcata creatività.

Track by Track
  1. The Morning that Never Came 65
  2. Where Paths Disappear 55
  3. Running from the Truth 60
  4. Drowning in Fresh Air 65
  5. Wandering in Burning Cold 55
  6. Fear to be Betrayed by Oneself 55
  7. Into abyss Out of This World 60
  8. Void That Chaos Has Created 65
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 65
  • Qualità Artwork: 65
  • Originalità: 55
  • Tecnica: 60
Giudizio Finale
60

 

Recensione di Wolverine pubblicata il 27.09.2015. Articolo letto 1272 volte.

 

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