Arya «In Distant Oceans» [2015]

Arya «In Distant Oceans» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Wolverine »

 

Recensione Pubblicata il:
28.12.2015

 

Visualizzazioni:
1519

 

Band:
Arya
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Titolo:
In Distant Oceans

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
- Virginia Bertozzi :: vocals;
- Simone Succi :: guitar;
- Luca Pasini :: guitar;
- Namig Musayev :: bass;
- Luca Sigovich :: drums;

 

Genere:
Progressive Metal / Experimental / Rock

 

Durata:
30' 17"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2015

 

Etichetta:
Autoproduzione

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Sono molto giovani i riminesi Arya che come loro album esordio ci presentano questo “In Distant Oceans”, un concept album realizzato su sonorità che tendono un po’ al progressive ma che sostanzialmente si orientano più su sonorità rock sperimentali. Il platter composto da sei tracce, interamene auto prodotto dalla band, è sin da subito un concentrato si sonorità multiple, ovvero realizzate con numerosi effetti sonori che tendono forse un po’ troppo a spiazzare l’ascoltatore direzionandolo più che altro una sorta di sperimentalità di mediocre spessore. Efficace e veramente eccelsa è la parte vocale che si contraddistingue in maniera superlativa generando un notevole impatto; il sound, come detto, non appare ben delineato in alcuni contesti forse a causa di una non ottimale produzione che meritava probabilmente l’intervento di mani più esperte. Partendo dalla disamina dei singoli brani, il platter apre con “Say Something Please” dall’intro realizzata quasi in modalità dall’effetto spaziale dove si percepisce un ottimo lavoro di basso che viene poi sostituito da un refrain di chitarra molto sperimentale su cui va ad inserirsi la splendida parte vocale. Il successivo “Phalaris” si distacca maggiormente rispetto al primo brano per offrire una maggiore proposizione progressive che rileva un sound dai tratti non troppo nitidi; l’ascolto prosegue con il successivo “Mirrors” che apre con un arpeggio e un successivo accenno di distorto a copertura che appare quasi insicuro nella sua proposizione; il suono, forse leggermente più nitido rispetto ai precedenti brani, dà spazio anche ad lead solo non troppo propositivo; “Clear” apre nuovamente con un sound un po’ sbilanciato dove ad attirare maggiormente l’attenzione di chi ascolta è ancora una volta la splendida parte vocale; il brano nella sua seconda parte assume un’andatura molto pacata grazie al lavoro acustico proposto su cui si adagia un sound di chitarra forse un po’ troppo propositivo; si procede con “Vanity” dall’apertura molto sperimentale dove ancora una volta non si riesce ben a percepire la parte vocale che pare essere un po’ troppo sopraffatta dal calibro sonoro che a detta di chi scrive pare un po’ troppo effettato. Conclude il disco “We’ll Drown in Distant Oceans”, apre con un suono di campana dai tratti quasi oscuri; la parte vocale rimane piuttosto lontana e la musicalità del brano si concentra anche su una serie di accordi iniziali di tastiera dai tratti sperimentali e da successivi distorti di chitarra che improvvisamente cessano per lasciare spazio alla tormentosa campana che va a chiudere il brano. Il lavoro non sembra essere molto curato nel suo genere; i suoni sono piuttosto corposi ed effettati e non danno affatto spazio all’indole e alla creatività degli strumentisti. Degna di nota è la parte vocale della cantante che viaggia su livelli veramente elevati; consiglierei alla band di migliorare il proprio sound e di curare, anche per il prossimo lavoro, maggiormente la produzione.

Track by Track
  1. Say Something Please 55
  2. Phalaris 50
  3. Mirrors 45
  4. Clear 45
  5. Vanity 50
  6. We’ll Drown in Distant Oceans 50
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 45
  • Qualità Artwork: 60
  • Originalità: 50
  • Tecnica: 45
Giudizio Finale
51

 

Recensione di Wolverine pubblicata il 28.12.2015. Articolo letto 1519 volte.

 

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