De Profundis «Kingdom Of The Blind» [2015]
Recensione
Ombre e luci in continuazione per questo quarto album degli Inglesi De Profundis, una band che stando alla biografia sarebbe passata da un doom metal ad un death metal melodico sufficientemente violento, ma incrociato con tendenze progressive, che sfodera 9 tracce più intro in crica 51 minuti. Detta così, la proposta musicale sembra eccitante anche in virtù del fatto che la band non usa voci pulite e usa blast beat pur non essendo ancora brutal death, ma in realtà ci sono dei difetti, invero non pochi, che rendono questo cd appena sopra la sufficienza.
Partiamo dai punti negativi: tralasciando una veste sonora poco adatta con troppa batteria e con chitarre troppo sottili, i brani mostrano un inizio non male nella prima parte dell’album, ma poi ci sono sempre della parti che pur non suonando male mostrano dei limiti, sono nient’altro che nella media, e infastidiscono la riuscita dei brani, rendendoli appena carini, ma niente di più, e questo lo si può sentire nella incolore title track. Certo, i brani non sono malvagi, ma neanche convincono chissà quando. Sennonché, nella seconda parte del cd si cambia marcia: la sesta e la settima canzone sono canzoni molto belle, ma paradossalmente i De Profundis suonano del tutto prog metal, e non hanno praticamente death metal. Solo l’ultima canzone riesce a coniugare al meglio prog e death metal, con un lavoro di basso incredibilmente buono, ma anche qui la band sbaglia, esagera con il progressive e in “The Antagonist” va a rifugiarsi nel pretenzioso, con uno stacco jazz veramente non necessario e fuori contesto, mentre “Thrown to the wolves” semplicemente non lascia il segno.
Risultato: l’evoluzione sonora dei De Profundis in questo album appare meno a fuoco che nel disco precedente, non suona male, ma ogni tanto è poco ispirato e in altri momenti va troppo per i fatti suoi, mettendo ingredienti un po’ poco amalgamati insieme in questa ricetta. “Kingdom of the blind” non è un disco brutto, ma lascia un po’ l’amaro in bocca perché poteva dare di più. Il voto sarà anche un po’ severo, ma rispecchia una band che al quarto album doveva e poteva fare meglio. Lo consiglio agli amanti del prog che non disdegnano del metal estremo incluso e viceversa, ma a pochi altri, perché quest’album è riuscito, ma solo fino a un certo punto.
Track by Track
- Ouverture (Intro) S.V.
- Kult Of The Orthodox 65
- Illumination 65
- All consuming 70
- Kingdoms Of The Blind 55
- Beyond The Threshold 75
- A Strange Awakening 75
- The antagonist 60
- Thrown To The Wolves 60
- In solitude 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 60
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 60
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
67Recensione di Snarl pubblicata il 03.02.2016. Articolo letto 1468 volte.
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