Dawn of a Dark Age «The Six Elements, Vol.4 ARIA» [2016]

Dawn Of A Dark Age «The Six Elements, Vol.4 Aria» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
17.02.2016

 

Visualizzazioni:
1986

 

Band:
Dawn of a Dark Age
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Titolo:
The Six Elements, Vol.4 ARIA

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Vittorio "VK" Sabelli :: Guitars, Bass, Vocals (Melodic and Whisper), Piano, Saxophone, Clarinet, Flute, Keys
Diego "Aeternus" Tasciotti :: Drums
Lys :: Vocals

 

Genere:
Black Metal

 

Durata:
36' 19"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
01.01.2016

 

Etichetta:
Nemeton Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Il quarto disco dei Dawn of a Dark Age di Agnone, band nuova ma nota sia per essere molto produttiva sia per proporre una miscela di black metal unito a sax, clarinetto e viola, non può che essere definito in un modo solo: di gran lunga il loro migliore sforzo discografico finora fatto.
La vittoria di “Vol.4 – Air”, che come al solito è fatto da 4 canzoni più intro e outro, poggia quasi completamente sull’incredibile accoppiata della seconda e della terza canzone. In particolare, “Argon van Beethoven” è un brano che parla da solo: passa con disinvoltura da partiture black violente, a momenti avantgarde dal feeling grottesco accomunabili ai Pensées Nocturnes, fino a parti jazz date dal clarinetto, che arrivano a concludere il brano con una citazione a “Rhapsody in Blue” di Gershwin senza che qualcosa risulti fuori contesto o troppo pensato al cubase per essere naturale. E poi c’è “Children of the wind”, che riesce nello stupefacente tentativo di coniugare all’inizio del brano un inno black metal minimale agli accompagnamenti a fiato, con in più fughe frenetiche di clarinetto. E come se non bastasse, ecco a voi un lento atmosferico centrale da brividi, che rende questa accoppiata di canzoni vincente.
Poi certo: ci sono anche l’inno “Darkthrone in the sky”, brano atmosferico e quasi post, con un climax crescente e dal sapore mediterraneo, e la conclusiva “Jukai”, ma per quanto anche questi brani siano molto belli, semplicemente impallidiscono rispetto a quell’accoppiata in apertura. Seriamente: dimenticate il buono e promettente ma acerbo “volume 2” di questa band, o il francamente poco ispirato “volume 3”: questo disco li doppia con facilità e mostra chiaramente di cosa è capace questo gruppo. Non sono particolarmente un fan delle sonorità sperimentali, perché soprattutto in questi ultimi anni spesso mi suonano di artefatte, di aggiunte al cubase anche se non sono naturali o se cozzano con qualcosa, ma “Vol. 4” non è così. Questo è un disco da comprare, ed è uno di quegli album che definisco classico, per originalità, poliedricità del songwriting e genuinità.

Track by Track
  1. Desperate Echoes from the Wood - Intro S.V.
  2. Argon Van Beethoven 95
  3. Children of the wind 95
  4. Darkthrone in the sky 80
  5. Jukai 75
  6. Outro N.4 (Adieu Mon Ami) - Outro S.V.
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 85
  • Originalità: 90
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
86

 

Recensione di Snarl pubblicata il 17.02.2016. Articolo letto 1986 volte.

 

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