Arabrot «The Gospel» [2016]
Recensione
I norvegesi Arabrot presentano questo particolarissimo lavoro intitolato “The Gospel” dal contenuto che va ben oltre gli ordinari canoni d’ascolto. Prima di addentrarci nei dettagli di questo lavoro preciso che il nome di questa band deriva da una discarica di rifiuti di Haugesund, cittadina della contea di Rogaland in Norvegia ed è una band formatasi nel 2013 composta inizialmente da un duo successivamente spaccatosi e portato avanti dal solo ed attuale cantante della band KJetil Nernes. Il lavoro, un nove tracce di circa quaranta minuti di ascolto, è realizzato attraverso numerose influenze musicali che spaziano dal noise, punk e rock sino a giungere ad ambientazioni sonore fredde di matrice industrial e metal; i brani si susseguono tutti in maniera semplice e dinamica grazie soprattutto alla parte cantata che si esprime in un articolato clean difficilmente esasperato e mai isterico capace di creare all’interno del sound proposto la giusta versatilità. Primo brano proposto è “The Gospel”, un sound tipicamente industrial, supportato da una ritmica di basso e batteria semplice e da un’altrettanta voce imponente quasi a dettare delle regole; la musicalità si sviluppa con l’inserimento di alcuni campionamenti sonori che in definitiva rendono il brano apprezzabile nei suoi contenuti; è poi la volta di “I Run”, che presenta quel sound che unifica sperimentazione e noise decisamente strutturato su una ritmica dinamica ma nello stesso tempo mista e pregna di elementi sonori dai tratti quasi indistinguibili; segue “Tall Man”, che apre con una iniziazione ritmica di batteria strutturata questa volta su un sound abbastanza freddo nei contenuti e poi maggiormente su toni più dinamici; la successiva “Faustus”, brano più lungo per questo platter con oltre dieci minuti di ascolto, apre con alcuni corali gospel, rumori di aerei e un pianoforte; pur rimanendo abbastanza statico nel contenuto il brano oltre ad essere cantato quasi soffusamente, inserisce nel proprio interno una ritmica dai tratti metal unificata al distorto su accompagnamento della chitarra; “Ah Feel” è un brano prettamente industrial nel sound con un cantato più sui generis che nel complesso risulta non troppo esaltante nei contenuti; “And the Whore is This City” dal sound noise rock proposto con una particolare ritmica, dà una sensazione di maggior coinvolgimento pur risultando sempre particolare anche nella modalità propositiva della parte cantata; sempre su struttura industrial noise “I’m the Sun” presenta un accompagnamento decisamente apprezzabile nei contenuti, non troppo esasperato, ma sempre inclusivo di un qualcosa di sperimentale che in definitiva, appone quella particolare caratteristica sonora propria della band. “Darkest Day”, brano in versione alternata tra accelerazioni ritmiche e assolo cantato quasi del tutto privo di supporti strumentali; “Rebekka (Tragordie)” dall’apertura quasi forzata del basso, si cimenta ad effettuare ripetutamente il suono di un’unica nota mentre la parte cantata in clean completa il resto. Un disco molto particolare, musicalmente molto trascendentale nei contenuti che non segue alcuna corrente stilistica né tanto meno musicale e che indubbiamente merita di essere ascoltato per apprezzarne o odiarne i contenuti
Track by Track
- The Gospel 65
- I Run 70
- Tall Man 65
- Faustus 70
- Ah Feel 55
- And the Whore is This City 70
- I Am The Sun 65
- Darkest Day 60
- Rebekka (Tragordie) 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 70
- Tecnica: 60
Giudizio Finale
65Recensione di Wolverine pubblicata il 02.03.2016. Articolo letto 1429 volte.
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